sabato 20 gennaio 2018

ROMANZA POPOLARE


Ogni tanto capita di vedere film o spettacoli teatrali che    avresti voluto  durassero di più. Perché creano un’atmosfera, una situazione che ti appassiona e in cui ti senti bene.  La Rosetta di Piazza Vetra, in scena allo Spazio Teatrale Dilà a Milano, è uno di questi. Scritto da Delia Rimoldi, che è anche la regista oltre che una tenera ed esuberante Rosetta, s’ispira alla storia vera di Elvira Andrezzi, prostituta e cantante con il nome d’arte di Rosetta de Woltery, uccisa giovanissima (non aveva ancora 18 anni) in circostanze misteriose. Sulla sua vicenda sono state fatte e scritte dai giornali, e anche da Leonardo Sciascia, varie ipotesi, mentre resta una famosa canzone popolare, in diverse versioni, tra cui una di Nanni Svampa e i Gufi e una di Milly, che racconta appunto il funerale. Sul palcoscenico, a fianco di Rosetta spontanea fino ad apparire goffa, dolce ma risoluta, golosa di liquirizia e pronta ad aiutare tutti, Claudio Gaj nei panni dell’amico pianista con forte accento torinese, che vuole guadagnare per pagarsi strane iniezioni per guarire dalla sua omosessualità e farsi una famiglia. E ancora  Davide Benecchi alla chitarra  che parla in milanese stretto e Francesco Tornar, un convincente Guido, negoziante padre di famiglia, innamorato da sempre di Rosetta. L’ambiente è quello dell’osteria milanese, frequentato dalla ligera, la malavita dal cuore d’oro, ben tratteggiato oltre che dai dialoghi, dalle canzoni tipiche di quel mondo. Che piacciono non solo a chi, nato alla metà del secolo scorso, le ha ascoltate al Derby. Emerge una milanesità ignara del politically correct, che non ha niente a vedere, però, con l’odierna leghista, becera e razzista. C’è l’amore e la fierezza del proprio stato, senza pretesa di messaggi o retorica del buonismo, che fa sorridere e commuove.  A ingrandire la scena, in un angolo,  Simone Galimberti schizza i personaggi che vengono proiettati sul grande schermo del fondale. Da vedere ancora stasera e domani. ( Nella foto Delia Rimoldi e Francesco Tornar). 

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