domenica 19 novembre 2017

COSI E' SE VI PARE


Riuscire a tenere viva l’attenzione con una storia che non è una storia, non è impresa facile. Per chi fa teatro è una specie di banco di prova, più che un esercizio di stile, quasi un virtuosismo. Lo spettacolo in questione è I racconti di Hoffmann.  L’adattamento di Claudio Gaj e Delia Rimoldi, prende spunto da un’opera fantastica in cinque atti di Offenbach, a sua volta ispirata da una pièce precedente che si rifaceva appunto a tre racconti dello scrittore romantico tedesco. Tutto si svolge in un locale, vicino al teatro dell’Opera. Pareti nere, una grande scritta al neon Luther, nome del proprietario, sempre dietro al bar, interpretato da Delia Rimoldi, che è anche la regista. Davanti a lei sfilano i personaggi. C’è il depresso, un convincente Jacopo Veronese, che insegue un amore idealizzato e affoga la sua disperazione nell’alcol. C’è il cattivo, Claudio Gaj, con un ghigno satanico impresso nel viso e occhiali neri.  Sempre su di giri, si diverte a provocare e sopraffare, seguendo il mito del superuomo demiurgico. E poi c’è la donna. Può essere quella amata e sognata dal depresso, ma anche una specie di bambola meccanica creata dal cattivo per soddisfare il suo desiderio di onnipotenza. Bravissima, nel doppio o triplo ruolo, Emanuela Caruso, soprattutto nella gestualità robotica.  Affiorano ricordi, promesse, speranze, si mescolano frasi surreali a concetti di vita vissuta. Ogni personaggio sembra dipendere fortemente dai gesti e i movimenti di un altro, e invece curiosamente continua a seguire un suo cammino. Cosa succederà non è importante, l’importante è fermare certi momenti. Lo spettacolo, già  in scena allo Spazio Di là, a Milano, il 17,18,19 novembre, prosegue il 24,25,26 e il 1°,2, 3 dicembre.Nella foto Caruso, Gaj, Veronese.  



P

Nessun commento:

Posta un commento