venerdì 27 ottobre 2017

IL TEATRO NEL TEATRO


Non è certo una novità, come non lo è stata per Il cinema nel cinema il mitico Effetto Notte di Truffaut. Questo se è trattato bene, con un giusto equilibrio fra la parte di finzione scenica e quella di finzione di vita. Non sono troppo caricate le differenze tra i due mondi, per cui è inevitabile la caduta nel caricaturale. O, che è forse peggio, non diventa un palcoscenico  per inutili virtuosismi. Soprattutto a teatro la buona riuscita è direttamente proporzionale, oltre che alla capacità recitativa, al buon rapporto tra gli attori. Che comunque si percepisce, anche se si tratta di mettere in scena intrighi, dissapori, contrasti, odi ecc. In La Bisbetica Domata di Delia Rimoldi, che ne è anche regista e attrice, non solo si avverte questa intesa ma lo spettatore intuisce come gli attori si divertono e  sono spinti ad aggiungere sempre qualcosa in più al loro doppio, a volte triplo ruolo. La storia è quella di tre attoruccoli che tentano di mettere in scena il capolavoro di Shakespeare, per vincere  una specie di concorso, che può dar loro da vivere. Non solo i costumi e le scene non ci sono, ma neanche gli attori sono in numero sufficiente per le parti e così capita che debbano recitare più ruoli, con conseguenze disperanti. Dei tre uno è convinto di avere  capacità notevoli ed è pronto a interpretare tutto.  L’ altro vorrebbe partecipare ma viene continuamente respinto. E poi c’è la donna che cerca di tirare le fila con scarsi risultati. Ad accompagnare la recitazione di Claudio Gaj (il presuntuoso) e di Delia Rimoldi, la chitarra dal vivo di Davide Benecchi, che interpreta anche il ruolo dell’emarginato. 
Lo spettacolo allo Spazio Dilà di Milano (Via Romilli) dal 13  ottobre, è in scena ancora questa sera, domani e dopodomani sempre alle 20. Non mancatelo.

giovedì 26 ottobre 2017

SULLA STRADA



Chi ama camminare almeno una volta nella vita, se non l’ha ancora provato, sarà stato attratto dal Cammino di Santiago. Se poi per caso gli è capitato di leggere Come sopravvivere al Cammino di Santiago di Fabrizio Ardito,  la voglia di osare quell’esperienza  sarà stata ancora più forte. Potenza di una guida semiseria, dove il semi sta per l’approccio ironico di un manuale invece serio e di contenuto. In Italia è sempre più frequentata la Via di Francesco. Nel 2017 ci sono state 15mila presenze registrate, cioè di quelle persone munite di uno speciale passaporto da timbrare a ogni tappa. E’ un ipotizzato percorso del Santo per raggiungere Assisi, partendo dal nord cioè dal Santuario della Verna, in Toscana  o dal sud, da Roma attraversando parte del Lazio. Circa 500 chilometri  percorribili in 20 giorni. Non certo una seconda scelta rispetto al Cammino spagnolo, anche perché tocca alcuni dei luoghi più entusiasmanti del Paese. Quali sono ce lo racconta con la scrittura e le foto lo stesso Fabrizio Ardito in La via di Francesco, edito dal Touring Club Italiano. Il Cammino passa per luoghi noti e super visitati e per molti altri sconosciuti ai più. Da paesaggi naturali, dove è difficile incontrare anima viva, a borghi con vecchie botteghe artigiane, a piazze con chiese straordinarie e palazzi con tesori d'arte. Dalle cascate delle Marmore alla basilica di Assisi, da Sansepolcro e le meraviglie di Piero della Francesca alle foreste Casentinesi. Dal santuario sovraffollato di pellegrini all’eremo difficile da raggiungere, abitato da una sola persona, che ha un citofono con la scritta eremita, come fa osservare con humour Ardito. Incontrare così tante bellezze non è casuale, perché la Via è stata  creata per far conoscere la varietà del paesaggio e luoghi di grande soddisfazione. Il libro è assolutamente aggiornato. Compare, per esempio, la foto della piazza di Norcia, come era nel 2016,prima del terremoto, affiancata da un’altra immagine della stessa, al momento della stesura del libro nel 2017, nel pieno dei lavori di ricostruzione. Questo cammino comunque non costituisce solo una risorsa economica perché attira il turismo e fa nascere nuove imprese, ma ha una validità sociale perché tiene insieme  le comunità e favorisce la manutenzione dei borghi. E’  praticabile in tutte le stagioni, eccetto forse nei due mesi più freddi. I possibili fruitori sono molti, dai pellegrini  a chi persegue una spiritualità laica, a chi ama il contatto con la natura. E anche le sistemazioni per dormire e mangiare sono a 360 gradi. Dall’hotel 5 stelle all’ospitalità da sacco a pelo. Dal ristorante pluristellato all’osteria. Nel libro non ci sono informazioni di questo genere, perché reperibili in diversi siti (umbriatourism.it, viadifrancesco.it, sanfrancesco.org, francescosways.com). Mentre ci sono in dettaglio le 22 tappe consigliate  con numero di chilometri e ore di cammino, da 3 a 9. Oltre  a indicazioni sui cammini-varianti  come quello di S.Benedetto o la Via Lauretana, da Assisi a Camerino. 

martedì 24 ottobre 2017

UN TOCCO GENIALE


Impossibile ormai fronteggiare l’avanzata del Natale, che ogni anno puntualmente anticipa di giorni, settimane, mesi, ormai trimestri.  Dovrebbe eliminare quello che ormai, con una mentalità consumisticamente malata, viene definito lo stress natalizio. In realtà lo enfatizza, lo prolunga, porta ad ampliare i sensi di colpa. Se molti anni fa l’angoscia di non avere ancora pensato ai regali prendeva il 22 di dicembre, adesso si ha ai primi di novembre, con l’aggravante anche di essere stati avvertiti. Ormai con questo malessere si è destinati a conviverci. E neanche l’isola deserta, lontana da tutti e da tutto, può essere vista come una soluzione. Non tanto perché di isole deserte non ne esistono più, quanto perché le proposte di Natale sull’isola deserta affollano i nostri computer già a luglio. E con loro il monito di prepararsi al Natale per tempo. Spread the Christmas love all year long  dice  lo slogan di Ikea. Certamente non  per ironizzare sulla dilatazione del Natale, ma per cavalcare l’opportunità commerciale. Di fatto, il colosso svedese riesce a farlo, come sempre, con humour e stile. E così per mostrare mobili, oggetti vari, lampade come quella nata dalla partnership con Hay e ovviamente decorazioni natalizie ha preparato una presentazione che è molto di più di un’installazione. E’ concepita come tre stanze.  Nella prima, quella del giorno, insieme alle classicità mielose della tradizione, tipo camino addobbato  con le calze,  spicca  il tavolo da ping-pong con racchette d’oro. Nella seconda, dedicata alla  cena di Natale, tra candele, casette di zucchero e stelline da manuale, spuntano inaspettati piatti pop. Ma il vero tocco geniale è l’ambientazione che riguarda la notte con uno straordinario spiegamento di divani trasformati in letto, sacchi a pelo sparsi nel soggiorno, materassi che formano il tetto per un’alcova piena di peluche per i bambini. Perché il bello del Natale è passarlo insieme a chi si ama, giorno e notte, magari ospitando con sistemazioni di fortuna. Un’ottima idea di marketing per pubblicizzare un settore, quello appunto dei letti d’emergenza, di grande utilità, ma difficile da proporre con eleganza. 

sabato 21 ottobre 2017

TORTELLI TRA LE RIGHE


La parola tortello pressoché sconosciuta sotto la linea Gotica è invece spesso sulla bocca e nei menù del nord Italia. E’ seguita da aggettivi che ne denotano la provenienza: modenese, mantovano, cremasco. Sul ripieno dei primi due tutti sono edotti. Ma sul terzo le  risposte sono diverse. Si passa dal “non so” e “non saprei” all’ostentata sicurezza del “con la zucca”. E invece il tortello cremasco non contiene la zucca, a differenza di quello mantovano, e non è l’unica differenza, anche se è la principale.  Partendo proprio da questa falsa convinzione due bionde signore di Crema hanno deciso di scrivere un libro. Con un titolo, anzi un sottotitolo, che mette immediatamente i puntini sulle i, Tutti i segreti del Tortello Cremasco – Non c’è la zucca! Presentato ieri nel Ridottino, un delizioso ristorante in un palazzo storico del centro di Crema, non vuole essere un libro di cucina, come hanno ribadito Isabella Radaelli giornalista gourmet ed esperta di vini e Annalisa Andreini, insegnante di lettere con un blog di cucina. In effetti, nonostante contenga delle ricette, si legge come un romanzo e incuriosisce come una spy story . A partire da come è venuta l’idea, spiegato nella prefazione, per continuare con i ritratti delle autrici, centrati con ironia sul loro rapporto con il tortello. Per continuare con le leggende intorno al piatto, che indirettamente raccontano la storia di Crema. Basta pensare agli ingredienti che sanno di paesi lontani ed esotici e di un passato della città legato alla Repubblica di Venezia. Leggera, mai pesante anche se superdocumentata, la rivelazione  dei segreti del tortello. Come le variazioni sul tema. Molto importante un capitolo su dove è possibile gustarli. Dove trovare gli ingredienti e, last but not least, con quali vini accompagnarli. Una narrazione fresca e scattante interrotta ogni tanto dalle illustrazioni di Clara Scapecchi, in arte Desda, sul filo dello humour, come tutto il libro. A far da sfondo agli stilizzati personaggini c’è spesso un monumento importante di Crema, come la Cattedrale sulla copertina. Appena finito di leggere il libro la reazione immediata è la voglia di gustare il tortello. A cui segue un’altra reazione. Perché un piatto così prelibato si trova solo a Crema e dintorni? Forse per la difficoltà di reperire alcuni degli 11 ingredienti, come il mostaccino o l’amaretto scuro? Perché allora non pensare a un kit, a lunga conservazione, da allegare al libro?

giovedì 19 ottobre 2017

VIVIENNE E LA SEDUZIONE IN BOTTIGLIA



Dell'idea dei due giovani bolognesi di 24bottles, la parte più geniale è quella di essersi appoggiati per il lancio a Vivienne Westwood. E chi meglio della stilista inglese, paladina di  numerose campagne sociali ed ecologiste, avrebbe potuto aiutare una start up che produce qualcosa di sostenibile, per l’ambiente, contro lo spreco, ecc. ecc. Sì, perché 24 bottiglie  risponde a un concetto importante, anzi a una mission. Oltre a proporre oggetti esteticamente validi, elimina l'uso della plastica, sostituendola con l’acciaio inossidabile, materiale durevole che rende riutilizzabili le bottiglie. In più abbatte le emissioni totali di C02 provenienti da produzione, imballaggio e trasporto. E così il brand creato nel 2013 da Giovanni Randazzo e Matteo Melotti ha presentato ieri, nella boutique di Vivienne Westwood a Milano, la prima Clima Bottle, realizzata in collaborazione con la designer britannica. E’ in acciaio, ma  rivestita di vernice dorata con il logo Clima Revolution della campagna green di Westwood. E’, come le altre del brand, termica, in grado quindi di mantenere le bevande fredde per 24 ore (da cui il nome) e calde per 12. Può  essere personalizzata con il proprio nome o le proprie cifre. Molto leggera, è perfetta da portare sempre con sé e può diventare davvero un accessorio di stile per fashion victims e non solo. E’già in vendita, oltre che nei monomarca Vivienne Westwood, in alcuni negozi selezionati e on line. Il successo tra gli italiani,così attenti alle firme della moda, sembra garantito. Perché è curioso, pur essendo 24bottles un marchio made in Italy che raddoppia il fatturato ogni anno, conta fra i primi mercati la Germania, la Svizzera e il Benelux, seguiti da Cina, Giappone e Nord Europa e sta perfezionando il suo posizionamento nel sud est asiatico. Accanto alle bottiglie, con laccature in diversi colori e anche stampate, rivestimenti in neoprene, ci sono vari tappi da alternare, bicchieri in acciaio, portabottiglie da legare alla bici o alla borsa e una serie di zaini con il comparto apposito. Tutto sul sito www.24bottles.com