venerdì 28 aprile 2017

LA TERRA INQUIETA




Il titolo è perfetto. Anche se non è originale, ma è quello di una raccolta di poesie dello scrittore caraibico Edouard Glissant. La terra inquieta per lui significa la coesistenza di culture diverse, come nelle sue isole. Nella mostra della Fondazione Trussardi, alla Triennale di Milano da oggi fino al 20 agosto, anticipa il racconto di un mondo instabile e con  problemi sempre più gravi di uomini, confini, guerre. In questo caso l’arte diventa la chiave interpretativa di una realtà che non si può ignorare, come ha detto Massimiliano Gioni, ideatore e curatore dell’esposizione: “Di fronte alla crisi della globalizzazione e la tragedia dei
rifugiati, il ruolo dell’artista è quello di inseguire e mostrare una verità attraverso molteplici narrazioni”. Di sessantacinque autori di quaranta paesi, da  molto noti a quasi sconosciuti, le opere da vedere. Installazioni, quadri, foto, video. Linguaggi diversi, ma anche approcci differenti. Dal poetico al rigoroso didascalico, dall’emblematico all’intensamente  drammatico. Si entra da una porta con la scritta Others contrapposta a quella accanto chiusa, con EU Citizens. L’allegoria continua con le bandiere degli stati europei uguali, perché tutte malconce e coperte di fango, del bulgaro Pravdoliub Ivanov. L’autobiografico s’incontra subito dopo nel lavoro della siriana Manaf Halbouni (classe 1984) che vive a Dresda: una vecchia Panda trasformata in una casa, su cui scappare in caso di xenofobia assassina.  La precarietà è espressa da un gruppo di gente che sale su una scala da aereo, senza aereo,  di Adrien Paci (foto in alto). Tragici, realistici, ma senza compiacimenti i video che vedono affiancate immagini di bellissime spiagge con bambini che si tuffano, ad altre con cadaveri di uomini coperti da carta stagnola. Disperante l’installazione che utilizza alcuni degli oggetti personali delle 368 vittime di un naufragio al largo di Lampedusa nel 2013. In un corridoio, passaggio obbligato del percorso espositivo,  il video di un mare tranquillo fronteggia quello di un mare in burrasca con le grida dei naufraghi. Intenerisce e forse strappa un sorriso, anche se amaro, la sfilza di scarpe che con piccole pezze di stoffa diventano  barche a vela,  del belga Francis Alys. Sono le stesse, tenute in mano dai bambini, nella foto di copertina del catalogo(seconda foto dall'alto). Espressiva più che mai la barca dell’algerino Adel Abdessemed  piena di sacchi neri (terza foto dall'alto). O Mare nostrum dello svedese Runo Lagomarsino  dove una carta geografica con nave fa da sfondo  a pantaloni e maglie sparsi per terra. Simbolico anche il video di Steve Mc Queen con il volo sulla Statua delle Libertà (foto in basso). Infine in una sala, le  prime pagine della Domenica del Corriere e foto d’epoca raccontano Ellis Island e i milioni di italiani immigrati negli Stati Uniti, da fine Ottocento alla prima guerra mondiale.


giovedì 27 aprile 2017

I CERCHI NELL'ACQUA


L’acqua è il punto di partenza. Diventa ora una fonte di luce, ora uno specchio che raccoglie i riflessi, ora un’ombra che attraversa le cose. Dà profondità, esalta i colori,crea la tridimensionalità. E la tridimensionalità è la caratteristica pregnante delle opere fotografiche di Aldo Salucci, da vedere alla Galleria Statuto di Milano, da oggi al 9 maggio.  Salucci parte da una foto a distanza ravvicinata di acqua, per lo più di mare, e quindi la rielabora al computer, mettendo in risalto elementi particolari capaci di raccontare una sensazione, disegnare paesaggi, giocare con l’onirico. Le acque ora sono cristalline, ora rimandano a fondali bui e fangosi. E Mud, fango, è anche il titolo della mostra, dove visioni di acque cupe si contrappongono a visioni di acque trasparenti, proprio come stati d’animo opposti si alternano nella stessa persona. Le foto sono di grande formato, cm. 122X182. Prendono il nome dal luogo, spesso un’isola del Mediterraneo, dove è stato fotografato lo scorcio d’acqua, in genere da una barca. Ecco Stromboli con flash di rosso acceso e di nero che ricordano le pietre laviche e le fiammate dell’eruzione (foto in alto). Ecco Ginostra, il piccolo paese sull’isola di Stromboli, con il giallo intenso delle ginestre che nel mese della fioritura a giugno si mescola al colore della roccia. Ma anche Ginostra al tramonto con il turchese del mare accostato all’arancione rosato del calar del sole (foto in basso). Ponza’s flowers è un’immagine quasi barocca, dove fiori amaranto sembrano adagiati su un tappeto verde (foto al centro). Montagne estive racconta un paesaggio montano come velato dall’acqua. Curata da Massimiliano Bisazza, la mostra è inserita nel Milano Photofestival dedicato alla fotografia d’autore. Iniziato il 20 aprile, in varie sedi della città, si conclude il 20 giugno.   


mercoledì 26 aprile 2017

CIAO AMORE CIAO


Per i dieci anni dalla morte Parigi le aveva dedicato una piazza e un busto nel quartiere di Montmartre, dove abitava (foto in basso). Per i venti una rassegna commemorativa  e la pubblicazione di un cofanetto con i CD delle sue canzoni. Ora, per i trent'anni, la capitale francese ricorda Dalida con la mostra Dalida. Sa guarde-robe de la ville à la scene, dal 27 aprile al 13 agosto, al Palais Galliera. Gli abiti, donati al museo della moda dal fratello e suo agente Bruno Gigliotti,  
                            meglio conosciuto con il nome d'arte di Orlando, raccontano la vita, i successi, gli  amori  di questa diva complicata e infelice, suicidatasi a soli 54 anni, dopo due tentativi. Di cui il primo poco dopo il suicidio di Luigi Tenco, a cui era legata da un'intensa passione. Lei, restia a partecipare ai festival, aveva accettato di cantare Ciao amore ciao del cantautore genovese in quel tragico Sanremo 1967. Da leggere nel percorso  espositivo  anche i cambiamenti e l'evoluzione della moda di quel trentennio. Dagli abiti anni Cinquanta  con vita strizzata e  gonna a ruota,  ai bustier sexy dei Sessanta, dalle sottovesti e i prendisole dei Settanta, ai lunghi e sfarzosi  ricamati degli Ottanta. Tutti nello stile della cantante, femme fatale e passionale, portano le firme di svariati grandi couturier. Carven con i seducenti new look, Balmain con gli scamiciati particolari,  Yves Saint Laurent con gli smoking e gli abiti senza tempo, Jean Dessès con le incredibili ed eccentriche pellicce. Capi alta moda creati su misura  per lei. Come quelli della Maison Daphné, non in avenue Montaigne o in  Faubourg St.Honoré, ma a Sanremo. Nato alla fine degli anni Cinquanta l'atélier in breve  tempo diventa l'indirizzo deputato di star e personaggi.  Qui si vestono Maria Callas, Grace di Monaco, e ancora  ora attrici e cantanti del festival. Tessuti raffinati, tagli femminili e valorizzanti, la prevalenza di colori del Mediterraneo, sono perfetti per le esibizioni sul palcoscenico come per le foto sulle cover dei dischi. In mostra, attribuiti alla maison, due lunghi in maglina di seta, evergreen richiesti ancora ora, un kaftano con ricami e scollo seduttivo  e  due corti, uno a balze nel tipico blu di Daphné e uno in cotone con stampa a fiori(foto a destra). La Maison, tra l’altro, ricorda Dalida con una collezione per l’autunno inverno ispirata a lei, completata da un foulard e da un profumo con le note del suo fiore preferito.

venerdì 21 aprile 2017

TEMPO DI LIBRI


Dove è possibile, in meno di due ore, ascoltare i direttori dei più importanti quotidiani italiani  che parlano della cultura sui giornali. Mentre a pochi metri un ex direttore e un ex presidente del consiglio dialogano di Italia ed Europa su cui hanno appena scritto un libro ciascuno. E spostandosi un po’ si assiste allo showcooking di uno chef pluristellato che fa da sfondo alla presentazione di un libro, non necessariamente di cucina, di un noto scrittore. Succede alla prima edizione di Tempo di Libri, fiera dell’editoria italiana, a Milano da mercoledì 19 a domenica 23. Non c’è la ressa del Salone del libro di 
                        Torino, ma gli addetti ai lavori, grazie anche alla formula d’ingresso scontato dopo le 16, sono fiduciosi di avere più gente nel week end. Non deve stupire, considerando una ricerca Istat secondo la quale   3,3 milioni di persone di più di 6 anni non hanno letto nel 2016 nemmeno un libro di carta.  Cioè il 57,6% della popolazione.  Con un aumento dei non lettori del 6,8% rispetto al 2010. La speranza è che i nuovi non lettori  leggano sul kindle. Anche se i corridoi sono semivuoti, nei dibattiti e nelle presentazioni si avverte un’autentica partecipazione. Qualsiasi sia il soggetto trattato. Curiosità, per esempio, intorno a Come sopravvivere al Cammino di Santiago di Fabrizio Ardito, giornalista e fotografo, che con ironia e la competenza di chi nel cammino ha registrato tutto, ha evidenziato i vari aspetti del viaggio, dai cultuali a quelli più tecnici e di servizio. Dal dove e come dormire al rapporto con i compagni di cammino, fino alla depressione del dopo cammino e al divertente identikit di chi non può fare il cammino.Corrispondente al competitivo che va più veloce degli altri, trova da mangiare e da dormire prima degli altri e ne fa lo scopo del viaggio. Viaggio e cibo insieme sono il soggetto di Prenotazione obbligatoria di Sara Porro che ha raccontato le sue esperienze e i suoi incontri girando per il mondo. Tra le tante osservazioni acute il fatto che non siamo più quello che mangiamo, come diceva Feuerbach, ma ci identifichiamo con quello che non mangiamo, vedi vegani, vegetariani ecc. Interessante anche la concezione del libro nei confronti del lettore di due autori, Michele Vaccari, in uscita con Il tuo nemico e Giuseppe Culicchia con Essere Nanni Moretti