mercoledì 12 ottobre 2016

C'ERA UNA VOLTA...UNA? MILLE


Ci sono tante storie da raccontare, ognuno di noi ne ha parecchie, ma soprattutto ci sono mille modi per raccontarle. E non  dipende solo dal mezzo usato: voce, immagine, musica, filmato. Un concetto ovvio, che spiegato a teatro diventa spettacolo. E’ il  caso di Quante storie, da ieri al 16 ottobre  al Teatro Menotti di Milano. In scena Barbara Alberti e Vauro Senesi, meglio conosciuto come Vauro(nella foto). Con loro David Riondino, che ha curato la regia e supervisionato i testi. Le storie che raccontano  sono quelle di noi,  dell’Italia attuale, dei nostri politici, che si intrecciano  con storie millenarie. Il recente e l’antico, il serio e il faceto, il sacro e il profano, il realistico e il magico, il probabile e l’azzardato.  Ora sono le vignette di Vauro proiettate e commentate da lui stesso, ora è Barbara Alberti che legge  o  parla dei racconti di Sherazade , mentre  immagini compaiono su uno schermo. I  mondi e i tempi si sovrappongono, si mescolano. Non c’è un criterio cronologico, ma ci sono contaminazioni e riferimenti di pensiero.  Per cui da una piccola vicenda di cronaca si passa a parlare dell’al di là, della vita eterna o del Vangelo con i suoi protagonisti. Ed ecco che Alberti rende vive le varie Annunciazioni della pittura. Mette in bocca all’angelo e alla Madonna le frasi che sembrano dire con i gesti, il viso, l’ atteggiamento. Fanno ridere, ma sono quasi sempre azzeccate e spesso molto dissacratorie. Come dissacratorio è un tipico canto degli alpini, che nella versione intonata da Riondino, si ritrovano per sbaglio sulla spiaggia di Capocabana. Ogni tanto la narrazione è un po’ statica, ma l’ attimo dopo già riprende  il ritmo. Perfetta l’intesa tra i tre, nonostante le apparenze. Sbracati e scanzonati Vauro e Riondino, di uno stile e un’eleganza assolutamente unica e personale Alberti, nei suoi cambi d’abito.

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