mercoledì 3 agosto 2016

PER RICORDARE



Un signore con la fascia tricolore, affiancato da altri che si alternano a parlare. Davanti un gruppo di persone compunte e silenziose. Su di un lato un’urna cineraria. Alle spalle  tombe e loculi. Facile intuire che si tratta di una cerimonia funebre per un defunto importante in quel contesto, data la presenza di un sindaco. Eppure c’è qualcosa che sorprende, inatteso, lontano dalla retorica della commemorazione. Certo influiscono il sole d’agosto e la posizione del cimitero tra gli ulivi di Polanesi  sopra  Recco, con vista sul Golfo Paradiso. I discorsi sono in italiano e in inglese, inframezzati da un canto e dal suono coinvolgente del violino sulle note di Handel, della più famosa delle barcarole e di parte della colonna sonora di Schindler’s list. Ma è il ricordo della persona che non c’è più a dare un’intonazione diversa. Si chiamava Constance Rauch Weil, Connie per tutti e il profilo che emerge dalle parole delle due figlie Katie ed Emily, ma pure da chi l’ha conosciuta anche per poche ore, è di una donna passata attraverso tragiche peripezie, con il senso della gioia e dell’umorismo. Figlia di un professore ebreo che aveva creato a Villa Palme, a Recco, una scuola per i ragazzi ebrei, come lui fuggiti alla Germania nazista, era poi con i genitori emigrata negli Stati Uniti. Lì si è sposata, ha avuto due figlie, ha svolto la sua attività di brillante giallista. Ma non ha mai dimenticato gli anni in Riviera Ligure, dove era tornata di recente  e dove ha voluto che le sue ceneri fossero custodite. La sua vita è un piccolo, importante pezzo del grande puzzle degli orrori delle persecuzioni razziali, che deve continuare a essere raccontato. Negli stessi toni incisivi, ma mai sopra le righe. Come il film da realizzare con i ragazzi della scuola media di un’intelligente insegnante. O gli incontri organizzati da Maria Pia Abbracchio e Angelo Reggiani, che abitano Villa Palme e che con costanza e determinazione sono riusciti a portarne alla luce l’incredibile storia.

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