martedì 20 ottobre 2015

BERSAGLIO CENTRATO


Ultimi giorni di Expo. Giudizi, paragoni, critiche, commenti, perplessità. Sono pochi i Paesi che hanno centrato il tema come la Svizzera. Nutrire il pianeta non significa salami e prosciutti, piatti tipici o alta cucina, ma trovare le risorse per sfamare una popolazione in crescita. E le quattro torri del padiglione svizzero, ognuna con quattro piani di 
                      contenitori, affrontano l’argomento. Le risorse ci sono ma bisogna condividerle. Dopo cinque mesi e mezzo, la torre delle mele non ha più niente. Così pure quella dell’acqua con due rubinetti e quattro piani con scatole di bicchieri in plastica. Se li sono portati via tutti. Qualcuno ne ha preso uno, magari condividendolo con altri, ma c’è anche chi ne ha presi due, solo per sé. Quello che succede nel mondo si ripete qui. Restano il sale grosso e il Nescafé. Il primo in tetra-pacchi da 20 gr,dose giornaliera equilibrata per quattro persone. Sono state scelte le risorse alimentari di cui è ricco il paese. Contro ogni aspettativa niente cioccolato,  meno esportato del caffè solubile.Le torri non saranno distrutte ma diventeranno delle serre. All’esterno del padiglione boschi verticali, in versione completa e ridotta, spiegano come la natura va salvaguardata. Una struttura, con dentro le bottiglie di plastica vuote abbandonate dai visitatori, pone il problema del riciclo. Al piano inferiore le maggiori città svizzere hanno allestito a turno delle mostre, sempre sul tema. L’ultima per Ginevra  è di Fabrice Gygi che ha lasciato il luogo come l’aveva trovato, dopo lo smantellamento della precedente rassegna, per dare il senso di come tutto si rovina. Con un’unica persuasiva installazione: un senza tetto (in marmo di Carrara) che guarda un cubo, espressione d’ imperfezione rispetto al globo (foto in alto). Al piano più alto, nei locali privati, le città di volta in volta si sono raccontate turisticamente. Così Losanna ha presentato la sua brillante stagione teatrale, le mostre d’arte, le Olimpiadi invernali dei giovani, che qui hanno sede, e il Collegio internazionale Brillantmont, l’unico delle 200 scuole svizzere in mano alla stessa famiglia da cinque generazioni.



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