sabato 18 luglio 2015

SU SU SEMPRE PIU' SU...MA COME?























Come sarà l'alpinismo nel terzo millennio? Non è una domanda che ci si pone spesso, ma  può capitare di farsela in presenza di un evento del settore. Ora che si sono conquistate tutte le vette, che si sono studiati modi e sistemi per far salire in quota anche il ciccione meno allenato e portare un pubblico sempre più vasto e inesperto a vette prima irraggiungibili, ci sono ancora possibilità per l’ alpinista autentico? Ci sono eccome, e sono il vero alpinismo, inteso non tanto come uno sport, ma come un’esigenza dell’uomo. E’ quanto emerso nell’incontro di ieri nell’Auditorium di Valtournenche, nell’ambito dei festeggiamenti per i 150 anni della prima scalata del Cervino. A parlarne tre grandissimi dell’alpinismo: Reinlhold Messner, il 37enne Hervé Barmasse (foto a destra), la francese Catherine Destivelle (ha ripercorso in solitaria la via sulla parete nord  del Cervino, aperta da Walter Bonatti 30 anni prima) ora editrice di libri sulla montagna. Con loro il giornalista Sandro Filippini autore insieme a Messner di Walter Bonatti, il fratello che non sapevo di avere. A coordinare tutti con competenza, ma soprattutto grande simpatia e humour, Mario Calabresi direttore de La Stampa. “Oggi ci sono le stesse possibilità di un tempo, materiali e attrezzature sono migliorati, ma la creatività è  la stessa” ha detto Messner.  Niente a che vedere quindi con l’alpinismo dei numeri che si esprime con il conteggio delle vette e delle altezze raggiunte. Di cui l’esempio più clamoroso sono le spedizioni sull’Himalaya, dove lavorano per tracciare strade e piantare corde più di 500 sherpa…”Il termine spedizione non esiste più, ha ribadito Barmasse, le scalate sono diventate una forma di vacanza, in cui non si ha la sensazione dell’avventura. L’alpinismo invece deve essere creatività, scoperta, una dimostrazione per se stessi. E si può avere vicino a casa, a chilometro zero”. Non occorre cercare montagne lontane o battere dei record, ci si può porre nuove sfide nelle montagne vicine. E chi meglio di lui, valdostano doc, lo ha dimostrato, alternando a scalate nei cinque continenti, audaci imprese in solitario come la via nuova sul Cervino del Picco Muzio, raccontata nell’ultimo suo libro La montagna dentro. Perfettamente in linea, quindi, con quanto detto molti anni fa da Bonatti a chi gli aveva sottoposto una domanda sul futuro dell’alpinismo: “Ci saranno sempre degli altri Ulissi”. 

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