venerdì 29 maggio 2015

ROSA IN QUOTA





Questa volta le istanze delle donne non c’entrano. Si parla di  uomini, di sport, di ciclismo, di Giro d’Italia e di Cervinia (quota 2050) che per l’arrivo della diciannovesima tappa si è completamente colorata di rosa. A cominciare dai palloncini e le bandiere sparse lungo tutta la salita da Chatillon  fino ai festoni sulle case 

del paese. 
Profusione di capi e accessori rosa nei negozi di abbigliamento.  Dalla semplice T-shirt al piumino, alla borsa in pelle firmata Michael Kors. Nelle vetrine biciclette in primo piano. Una troneggiava addirittura in quelle della farmacia, circondata da scatole di medicinali. Su carta rosa le proposte dell’agenzia immobiliare. Sui tavolini di bar e ristoranti tovaglie rosa. Tante le bancarelle con gadget rosa, dalla maglia al berretto, dalla bandana alla shopping bag. Nei  temporary store che invadevano entrambi i lati  degli ultimi 700 metri della tappa, rosa perfino le bottiglie di Prosecco versione Magnum e normale.   Varie le iniziative “personali”. In rosa le tutine  per le  bambine e  i completini delle signore, le maglie e  i cappellini dei signori, e anche le bandane sul collo dei cani. C’è chi ha tirato fuori una vecchia bici con la ruotona e l’ha riempita di fiocchi rosa, chi ha messo sulla porta dei vecchi sci di legno tinti di rosa e chi sui pini del giardino ha appeso le classiche palle di Natale, ma rosa. Rosa anche  nel cielo, palloni a forma di busto umano, lanciati come uno stormo di uccelli e coriandoli rosa per festeggiare la maglia rosa Alberto Contador e il vincitore di tappa Fabio Aru. Solo gli elicotteri non erano rosa. 

giovedì 28 maggio 2015

ULISSE NON TI RICONOSCO



All’Ulisse di Omero assomiglia ben poco, piuttosto può avere qualche affinità con il vago e complicato Leopold Bloom-Ulisse di Joyce.  Veste una lunga palandrana scura come una rock star, nasconde gli occhi dietro a Ray Ban ed è particolarmente a suo agio quando da un piccolo cabinato a vela sbarca in un’Itaca trasformata in discoteca, gestita da una eccentrica Penelope. Qui una popolazione eterogenea tra cui si riconoscono i Proci, Telemaco, ma anche Calipso, Circe, le Sirene, si scatena al ritmo della disco music. Siamo sulla scena di Sbarchi un’Odissea, lo spettacolo  parte del progetto artistico e 


sociale itinerante che mette insieme l’Odissea con la storia dell’Europa. E attraversa su una nave virtuale  il continente dal nord al sud, fermandosi dove c’è un lago, un fiume, il mare o un corso d’acqua. Ora Sbarchi fino al 31 maggio è alla Darsena di Milano, tornata alla sua navigabilità , poi sarà sul lago di Como, a Dervio sul Lungolago, sulla Piazza di Olginate, a Villa Olmo, quindi a Camogli, per approdare a Malta in luglio. Ideato e diretto da Michele Losi e prodotto da ScarlattineTeatro in collaborazione con Asterions Hus (laboratorio teatrale danese) raccoglie attori, ballerini, tecnici del suono, scenografi, costumisti da tutta Europa. E’ coinvolto anche il pubblico, che a Milano balla sulla banchina o si serve di drinks da un vero e proprio bar. Molti i colpi di scena, per cui è inutile cercare di trovare un legame, soprattutto sequenziale, con le vicende narrate da Omero. Il tema non è il viaggio  di Ulisse con alterne vicende, ma la nostalgia del ritorno, il non riconoscere e non essere riconosciuti e soprattutto il forte peso del ricordo. Ed ecco su un tavolo si gioca la sfida delle più belle, episodio scatenante della guerra. Da un lato compare all’improvviso  un traliccio con ruote a cui sono aggrappati vari personaggi e quando ne scendono  rivela la coda e il muso di un animale. E immediato è il riferimento al cavallo di Troia . Uno spettacolo davvero da non perdere, divertente, carico di energia che sfrutta pienamente la cornice, sempre un po’ incantata la sera, dei luoghi sull’acqua.  

mercoledì 27 maggio 2015

UN TRAM CHE SI CHIAMA…


…non desiderio, ma ricordo. Ed è il tram del ricordo  quello che ha messo in scena a Milano l’Ente del Turismo Sloveno. Per rievocare, a distanza di cent’anni, l’inizio delle battaglie sul fiume Isonzo, che hanno coinvolto italiani e sloveni. Assolutamente  senza retorica, anzi con spunti di garbato quanto  rispettoso humour.  Tutto si è svolto nel giro di un’ora su uno dei                 vecchi tram milanesi, trasformato in una stanza del Museo di Caporetto. In alto, dove normalmente ci sono le pubblicità, sono state inserite foto dei luoghi della guerra, con esaurienti didascalie.   Alla partenza, come all’arrivo,  una coppia di ballerini di rara bravura, dato l’esiguo spazio del tram dove si è esibita,  ha inscenato il momento degli addii.   Durante il viaggio per le vie del centro storico una cantante, accompagnata da un suonatore di fisarmonica e un  chitarrista, ha interpretato,  davvero con sentimento, vecchie canzoni . Solo qualche breve interruzione per spiegare come  il teatro di guerra sia diventato una piacevole meta per   tour nel verde e gastronomici. A raccontarcelo gestori di trattorie, proprietari di cantine, responsabili dell’ente del turismo, vestiti come i soldati di allora e le crocerossine. Si è così scoperto come si può fare un pasto completo passando da un locale all’altro, per assaporare le diverse specialità locali . E all’arrivo in Piazza Fontana se ne è avuto un assaggio. In un bivacco improvvisato, fra mortaretti effetto spari , a disposizione per gli ospiti un tipico, squisito, piatto povero  a base di patate, pancetta e ricotta, accompagnato  da un ottimo Ribolla.
  

lunedì 25 maggio 2015

ALEJANDRO E LA MONTAGNA SACRA


Sono dipinti informali con tratti ora decisi e forti, ora sfumati e imperfetti. I colori sono svariati, ma tutti presenti in natura, soprattutto per chi sa guardarla con un certo occhio, come quello dell’autore, Alejandro Fernandez. Sono da vedere a Milano, sia alla Fabbrica del Vapore fino al 21 giugno, sia alla Hernandez Art Gallery di via Copernico, fino all’11 giugno. In ogni lavoro ci sono parole scritte a mano, caratteristica di questo momento del suo percorso artistico. Classe 1969, di Ayacucho, piccolo paese tra le Ande peruviane, Fernandez nonostante viva da dodici anni in Italia, dove è venuto dopo gli studi di Belle Arti in Perù e da dove spesso si è mosso per rassegne collettive e personali, mantiene un fortissimo legame con la sua terra. Si ispira, infatti, alle sue montagne, chiamate Apu dagli Inca che le considerano sacre. Ne prende la luce, appunto i colori, 
lavora con le simbologie che raffigurano il passare del tempo.  Non è un caso che la mostra sia alla galleria Hernandez che vuole tenere viva la cultura e le tradizioni peruviane e farne conoscere le interpretazioni artistiche. Come ha spiegato al vernissage il console generale del Perù, José Ramiro Silva Delgado, appassionato d'arte e mecenate, tanto da aver adibito due sale del consolato a esposizioni. Interessante l’attenzione data alla contaminazione tra forme d’arte durante le due inaugurazioni. Così alla Fabbrica del Vapore  c’è stata una performance durante la quale artista e pubblico battevano su grandi sacchi di iuta pieni di sabbia, simbolo della terra e del raccolto.  Mentre alla Galleria Hernandez una danza con costumi, musiche e suoni tipici Inca ha fatto da cornice a Fernandez intento a creare un nuovo dipinto.   

venerdì 22 maggio 2015

ANGELS (NON SOLO) IN AMERICA



Non sono angeli per le strane ali fatte con le pagine di un libro aperto. Ma per la straordinaria capacità nel loro quotidiano di provocare un sorriso, stupire, incuriosire, far scoprire un pensiero, ricordare un pezzo di vita, far tornare a mente qualcuno.  Gli  Angels of the world fotografati da Peter Wüthrich (Berna, classe 1962) non 
hanno un nome e neanche una vita particolare. Sono uomini, donne, bambini, adolescenti, vecchi, ragazzi, padri, madri fotografati per strada nel lungo viaggio dell’artista incominciato nel 2001 a Los Angeles. C’è la giovane donna che si sporge su Piazza S.Marco a Venezia  e ci sono due ragazze con abiti colorati su una spiaggia qualsiasi. C’è un uomo con cappello sulla baia di S.Francisco e ci sono due adolescenti che guardano dentro un giardino qualunque. Alle volte i luoghi sono definiti e identificabili, alle volte potrebbero essere dovunque. Il contesto alle volte è poetico, alle volte è anonimo, al limite dello squallido. Ci sono persone belle e brutte, visi intriganti e soggetti dallo sguardo spento. Gente in movimento e gente ferma, statica o fotografata in un attimo fuggente, come il papà che tiene per mano la bambina e ha uno sguardo dolce. Il filo conduttore non è solo quel libro sulla schiena che  simula le ali, ma un messaggio, forse involontario. Che invita a guardarsi in giro,  e cogliere, in giorni comuni, momenti speciali. Gli angeli di Wüthrich sono in mostra all’Atélier Les Copains di Milano fino al 31 luglio.

giovedì 21 maggio 2015

L'ARIA BUONA DELLA CAMPANIA



Tutto il mondo gira intorno a Milano, dai Paesi lontani  alle regioni italiane che la scelgono come palco per le iniziative.
Così la Campania presenta uno dei suoi business più importanti, quello in bianco. Dei 270mila matrimoni in chiesa celebrati in un anno in Italia, 27mila sono in Campania. Dato il costo medio di un matrimonio di 70mila euro, con una semplice moltiplicazione si arriva a 2 miliardi di euro, cifra che supera quella del mercato delle auto. Ovvio 
       il successo di Tuttosposi, la fiera del wedding di Napoli, che sceglie la città della moda e del design per raccontare le novità della 27° edizione (dal 17 al 25 ottobre)in linea con i tempi. Come la app, voluta dalla neo presidente di Tuttosposi Martina Ferrara, con la quale le coppie, una volta iscritte, potranno essere continuamente aggiornate sulle novità  in anteprima. O l’aggiunto settore Arredosposa con proposte di arredo ma anche con workshop per consigli di architetti e designer. Last but non least i corsi prematrimoniali “laici”, per conoscere le problematiche di carattere giuridico connesse con il    matrimonio. Con la consulenza di una grande esperta, l’avvocato Anna Maria Bernardini De Pace, presidente del Forum della Famiglia.  
Sempre dalla Campania è proposto a Milano il progetto Passe Partout, per la costruzione di Luxury hotel nel mondo. Coinvolte quattro aziende dell’Irpinia, Grazia Vecchione Decò per l’home décor, Macrì Segni Creativi  per oggettistica e complementi d’arredo, Picariello specialista nel contract e nella progettazione, e Madrigalia  per il marketing e l’immagine. A fare da trait d’union e promuovere il progetto Saverio Moschillo, l’imprenditore (milanese d’adozione ma irpino di nascita) di importanti marchi di moda, fra cui John Richmond(foto in basso). “In un momento come l’attuale in cui il nostro Paese deve puntare su tutte le proprie eccellenze, ogni progetto che nasca dall’incontro di esse deve essere sostenuto…” è il suo parere. Tra le pochissime anticipazioni in merito, si parla di boutique hotel, con tocchi personalizzanti e chic, a cui sembra particolarmente interessato il mercato arabo.