mercoledì 30 dicembre 2015

E NON METTERLA DA PARTE

Nicola Evangelisti

Bruno Petronzi

Nel periodo dell’Expo a Milano e dintorni ci sono stati più di  settemila eventi di cui la maggior parte, nonché i più attesi, erano d’arte. Da Giotto a Leonardo da Caravaggio al Futurismo, all’Arte Povera. Nella sola Milano sono stati inaugurati due musei, il Mudec e la Fondazione Prada. L’arte sembra finalmente essere diventata se non una priorità una componente fondamentale della vita italiana. E non solo culturale. E’ un modo per raggiungere un’internazionalità nel senso più positivo del termine, per rafforzare i contatti con gli altri paesi. E’ emblematico che le mostre siano spesso il risultato di prestiti di opere tra musei del mondo. O addirittura abbiano come tema l’incontro di civiltà lontane. Come quella inaugurata l’11 dicembre al Palazzo di Città a Cagliari sulle affinità fra la cultura nuragica e la caucasica. Anche i curatori di mostre e musei non vengono più chiamati per la loro nazionalità, ma per la  competenza specifica, che non guarda ai confini. E infine l’arte è sempre più comunicazione. Una prova ne è Artour-O (v.foto)ormai al suo dodicesimo anno di età, per cui l’arte è anche  un mezzo di promozione per le aziende. “Non ho inventato nulla” dice Tiziana Leopizzi, anima e creatrice di Artour-O e ricorda come nelle corti rinascimentali gli artisti erano chiamati per dare lustro e impronta con le loro opere. E Artour-O mette in contatto artisti e imprenditori. Solo la grande banca può tenere l’Hayez nei suoi saloni, ma la piccola impresa può andare fiera e rendere fieri i dipendenti di un dipinto e di un’installazione magari site specific, realizzata da un giovane emergente. E  Artour-O non si ferma all’Italia. E’ stato a Merida, in Spagna, a Praga, in Cina ad Hangzhou,Shanghai, Yiwu, a Montecarlo, a Londra. Il primo evento del 2016 sarà come sempre a  Firenze, in marzo. Diviso tra Villa Le Rondini, la Caserma Redi, il Liceo artistico di Porta Romana e altri luoghi di fascino e prestigio. Tratterà di design, cenacoli, moda, musica e scienza con allettanti tecnosorprese.

mercoledì 23 dicembre 2015

REGALI DI NATALE (PARTE SECONDA)

 Pretty Ballerinas
Dai primi, in agosto, che esortano a non ridursi all’ultimo minuto a quelli del 24 dicembre che esaltano le meravigliose opportunità dell’ultimo minuto, i consigli per i regali imperversano. Per non parlare della miriade di proposte tecnologiche, come la app che grazie a un algoritmo, creato da due ricercatori, trova il regalo giustoSi inseriscono i dati del ricevente, età, professione, sesso, stato civile, hobby,interessi, cifra stanziata ed ecco immediata la risposta. Di fronte alle infallibili guide al consumismo sotto l’albero, non resta  che suggerire cosa non regalare. Come una pianta grassa alla nipote anoressica. Il set per fondue bourguignonne al cugino  veganoIl libro di cucina alla suocera pessima cuoca. Cyrano de Bergerac, in edizione illustrata e rilegata in pelle,alla vicina reduce da rinoplastica. Una bilancia all’amico sovrappeso. Un orologio al collaboratore sempre in ritardo.   Un’interessante alternativa, in caso di feste e cene, è regalare creatività: dal piatto, possibilmente con ricetta inedita, al filmato, dal racconto alla poesia, dal piccolo show alla performance teatrale. Meno difficile ma impegnativo, perché presuppone una ricerca, il dono di oggetti tradizionali  in versione particolare, come uno stivaletto con suola carrarmato ma vezzosamente maculato o un copribottiglia thermos in materiale tecnico da sciO qualcosa di socialmente utile. Come un oggetto acquistato in un mercatequo e solidale o un gioiello come Luce, realizzato da Rubinia per i suoi 30 anniE’ uanello a torciglione d’oro rosa con zaffiro rosa o d’oro bianco con zaffiro blu, proposto per la nascita di un bebéperfetto anche come augurio per il nuovo anno. Parte del ricavato delle vendite è destinato ai progetti educativi di Children in CrisisItalyonlus che si occupa dei bambini in luoghi di guerra o di estrema povertà.

lunedì 21 dicembre 2015

REGALI DI NATALE (PARTE PRIMA)



Un cucciolo di cane o di gatto magari con fiocco rosso al collo? E’ una pessima idea regalo. Nei cassonetti di eleganti quartieri, quasi ogni anno, il 26 dicembre vengono trovati yorkshire e micini  in fin di vita con fiocco rosso al collo. Per questo tipo di dono si deve conoscere bene il/la ricevente, le sue abitudini di vita e soprattutto sapere se per lui/lei avere un pet sia come  possedere una it bag o un vaso design. Per saggiare il terreno si può provare con un libro. Appena usciti da Sperling & Kupfer: Fidati di me, storie vere di quattrozampe raccontate dallo staff di Battersea Dogs & Cats Home, il più antico rifugio londinese per cani e gatti abbandonati; Fai felice il tuo cane con il metodo illustrato per capire e farti capire di Graeme Sims, grande  addestratore che vive nel Galles. Se la persona  è pronta, invece, si può  fare una buona azione offrendole l’occasione di una buona azione. L’iniziativa Adotta un amico a 4 zampe di Mysocialpet, a cui fanno capo 47 associazioni, propone adozioni consapevoli. Grazie a centinaia di volontari che seguono il cane o il gatto, prima e dopo l’adozione. A chi adotta, per Natale, regala un Kit Swiffer con scopa e piumino per eliminare dalla casa i peli degli amici pelosi e la possibilità di scaricare due e-book che aiutano a educarli. Meno impegnativo, ma socialmente anzi animalmente utile, il dono delle agende Dogue (giornaliera) e Gattopolitan (settimanale) con foto e consigli. Un terzo del ricavato delle vendite va alla Lega Nazionale per la Difesa del Cane – Sezione di Milano.  Ben il 100 per cento del ricavato di EF loves dogs è destinato a iniziative per la tutela dei cani. E’ una collezione realizzata dalla stilista e imprenditrice Elisabetta Franchi, convinta animalista: ciotole, cuscini, collari con ciondoli, cappottini,  trasportini, in perfetto stile EF con i deliziosi disegni di Megan Hess sul packaging (nella foto in basso). Da regalare, of course, a chi il cane l’ha già.

giovedì 17 dicembre 2015

DA GEORGES A GIORGIO


Hanno una concezione della vita opposta, quasi in antitesi. Metterli insieme è stata una sfida che solo il teatro poteva concedersi. Eppure ci sono molte coincidenze e punti in comune  nelle loro storie, oltre al nome. Ed è questo che ha saputo cogliere Degni di nota. Tra Gaber e Brassens, al Teatro Menotti di Milano, fino al 23 dicembre e dal 28 dicembre al 1° gennaio. Sul palcoscenico Andrea Mirò e Alberto Patrucco (nelle foto) che ha scritto lo spettacolo insieme a Antonio Voceri, interpretano canzoni di Georges Brassens e Giorgio Gaber. Con intermezzi recitati. Ne escono fuori tre temi, filtrati da poetiche diverse. Il primo è la vita, inteso come la società, l’impegno politico, sdrammatizzati dal Gaber di Le elezioni o di 
Il conformista ; l’altro è l’amore raccontato con dissacrante ironia in Se soltanto fosse bella da Brassens; il terzo è la morte evocata con cinica comicità da Brassens in Il Testamento e La ballata dei cimiteri.  E completata con divertenti epitaffi-flash per viventi doc di Patrucco. Poesia e satira si intrecciano e si mischiano con armonia e senza effetti facili. Lo spettacolo non vuole essere un omaggio ai due autori. ”E’ un tentativo  di creare un testo utilizzando il lavoro dei due” ha detto Emilio Russo, regista e direttore di Tieffe Teatro, responsabile della produzione.  Alla base di tutto la grande passione di Patrucco  per Brassens di cui ha adattato opere mai tradotte in italiano e nel 2014 ha raccolto in un cd tredici nuove traduzioni di canzoni cantate con Andrea Mirò. Novanta minuti appassionanti in cui si ride, si pensa e  ci si commuove anche un po’. Con la recitazione trascinante di Patrucco, la voce straordinaria di Mirò, accompagnati da Daniele Caldarini (che ha curato con Mirò gli arrangiamenti in chiave pop) alla tastiera, Francesco Gaffuri al contrabasso, Beppe Gagliardi alle percussioni. Ben studiate e coinvolgenti le luci. 

mercoledì 16 dicembre 2015

DIVINO DENIM


Certi pretenziosi ristoranti negli Usa o alcune compagnie aeree saranno costrette a modificare il regolamento della prima classe e della business. Come vietare l’accesso a clienti o passeggeri in jeans, dato che il denim  non solo è di tendenza , ma è di lusso.  Non soltanto i grandi stilisti e le più prestigiose maison prevedono intere collezioni, fra le ultime Givenchy, in tela di Genova, ma questa è utilizzata per capi sartoriali e accessori chic e accostata a tessuti e materiali nobili e preziosi.  Esiste ad Amsterdam una House of Denim, a cui fa capo  l’International Jean School, c’è una fiera  mondiale del denim e ben tre società del gruppo Bayer per certificare chi usa tecniche sostenibili nella coltivazione del cotone. Insieme a un’azienda di fashion recruitment olandese, hanno organizzato ad Amsterdam, lo scorso ottobre, i Global Denim Awards. In lizza otto tessiture internazionali. Ognuna ha fatto sfilare cinque total look con almeno il 50% di denim, disegnati da otto stilisti. Nella giuria, i massimi esperti del settore come Adriano Goldshmied, fondatore di Diesel, Replay, Gap 1969. Candiani, primo produttore europeo di denim, ha mandato in passerella una mini-collezione per uomo e per donna di Andrea Diletto, fondatore dell’omonima sartoria milanese, con esperienza maturata presso Caraceni. Il giovane sarto, che lavora con tessuti di prima qualità, ha utilizzato denim artigianali creati con telai a navetta e altri, avveniristici mix tecnologici di fibre naturali e artificiali. Per  capi dal taglio impeccabile, tra cui  uno smoking per lui e un tailleur pantalone per lei(v.foto). Dal sartoriale all’accessorio, Magrì, azienda fiorentina, ha realizzato una versione della sua it bag Principessa, in denim e coccodrillo nero, perfetta per prime della Scala e dintorni (v.foto).