mercoledì 26 febbraio 2014

PROFESSIONE CINEMATOGRAPHER

 Maria Schneider in Ultimo tango a Parigi

La buona fotografia nel cinema è sempre più apprezzata e non occorre essere dei cinefili per capire quanto sia importante. Eppure  alzino la mano quanti  conoscono il nome dei direttori della fotografia di film passati alla storia?  Pochissimi. Anche ora che non si va  più al cinema come un tempo, richiamati  dai divi famosi, ma si sceglie in base al regista e magari si conosce anche l’autore della colonna sonora.  Bisogna che un direttore della fotografia sia pluripremiato o con almeno due Oscar perché il suo nome  sia ricordato. Assolutamente in linea con una legge degli anni Quaranta per cui in Italia sono ritenuti autori di un film il regista, il produttore,lo sceneggiatore, chi scrive le musiche, ma non il direttore della fotografia. A sottolinearne finalmente l’importanza  il volume “L’Arte  della cinematografia” in edizione italiano-inglese (Skira Editore). E chi ne poteva essere migliore curatore  di Vittorio Storaro? Non solo per  aver collezionato numerosissimi premi tra cui tre Oscar e aver affiancato i maggiori registi nei loro capolavori (Coppola per  “Apocalypse Now” dove interpreta la parte di un reporter e per cui ha ottenuto il primo Oscar, Bertolucci per molti film tra cui “L’Ultimo Imperatore” che gli ha fruttato il terzo Oscar, dopo quello per “Reds” di Warren Beatty del 1981) ma perché da anni si batte per il riconoscimento del direttore della fotografia come autore. Storaro, alla presentazione del libro ieri al Cinema Anteo di Milano, introdotto da Paolo Mereghetti, ha emozionato una foltissima platea per due ore, raccontando del suo mestiere e del cinema. “Coppola,  ha spiegato, mi ha chiamato per il mio modo di interpretare il rapporto  luci e ombre… Il cinema ha poco a vedere con la realtà, è un’interpretazione di questa e il mito della  caverna di Platone è una perfetta metafora del cinema”. Ha anche mostrato un video che raccoglie spezzoni  dei suoi film, divisi secondo i concetti di luce (v.”Ultimo Tango a Parigi”), di colori (v.”Apolcalypse Now”), di elementi (v.”Philip Tracy” di Warren Beatty), di muse (v.”Tango” e “Flamenco” di Carlos Saura). Storaro nel libro ha raccolto le immagini di 150  film dal 1910 al 2013,affiancate da schede-profili dei cinematographers, come sono chiamati i direttori della fotografia negli Usa e come lui ama definirsi. I testi sono di Bob Fisher scrittore del cinema di Los Angeles, uno dei massimi professionisti in questo campo, e del critico Lorenzo Codelli.  Allegato al volume un DVD con  micro pezzi  di 150 film, curato da Daniele Nannuzzi con una musica ottimamente creata ad hoc  da Francesco Cara. 

1 commento:

  1. peccato che si trova con difficoltà. Lo volevo anch'io ma ancora non l'ho visto

    RispondiElimina