lunedì 17 febbraio 2014

CODICI A SBARRE


 foto Francesca Ripamonti
Riesce a essere più credibile in una parte drammatica chi ha avuto una vita difficile,  disseminata di lutti, grandi dolori,  esperienze tragiche o è tutta questione  di mestiere, per cui chi ha avuto una vita serena e felice può essere il migliore protagonista anche di una tragedia greca? Chi ha  sofferto  può essere un ottimo interprete o il suo vissuto personale può diventare  un ostacolo, perché  è troppo coinvolto?  Anche chi non si è mai posto il problema   ne viene forse sfiorato quando sulla scena a recitare sono   dei  detenuti. Le compagnie teatrali nate nei carceri sono ormai una realtà diffusa anche in Italia.  Alla casa circondariale femminile di Sanquirico di Monza non c’è una compagnia vera e propria, ma per idea e volontà della Dottoressa Maria Pitaniello, direttore del carcere, da qualche anno  le detenute seguono  un corso di teatro classico.   Per il loro  debutto  la regista Luisa Gay ha immaginato il sequel delle Troiane di Euripide, con possibili lettere dei personaggi femminili.  Così ad esempio Cassandra racconta di essere sbarcata con Agamennone su un’isola e aver fondato  una città. Le attrici-detenute, per la maggior parte straniere, sono state così convincenti e sono riuscite così tanto a emozionare che la fotografa Francesca Ripamonti le ha volute immortalare con il suo obiettivo. E le foto sono diventate il soggetto di un libro  e di una mostra  “Amori Sbarrati”, dal 13 febbraio al museo d’Arte Contemporanea di Lissone e  dal 21 al 24 nella sede del quotidiano Il Piccolo di Monza. All’inaugurazione   è stato proiettato il video di Carlo Concina realizzato nel backstage del servizio fotografico  con lo styling ipercreativo dello studio Aldo Coppola.  E per iniziativa della Casa della Poesia di Monza  e di Marialberta Mezzadri e Zeroconfini Onlus, si è anche presentato un libro di poesie delle detenute.



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