sabato 16 novembre 2013

CHE MERAVIGLIA!

 La mia Wunderkammer  di Maria Cristina Carlini (dettaglio)

Difficile parlarne senza far pensare a qualcosa di museale e pesante.   Eppure  “Wunderkammer.
Arte, Natura, Meraviglia ieri e oggi”, a Milano fino al 2 marzo, è una mostra  che incuriosisce e coinvolge, come un surreale parco giochi per adulti. Si svolge fra il Museo Poldi Pezzoli  e le gallerie d’Italia di Intesa San Paolo, i sontuosi saloni fino a qualche anno fa sede della Banca di Piazza della Scala. Con la collaborazione della Fondazione Antonio Mazzotta, di cui è curatrice Martina Mazzotta, che con Lavinia Galli, conservatore del Museo Poldi Pezzoli, ha curato l’esposizione. Stupisce la contraddizione di base, spazi vasti, imponenti per raccontare un fenomeno collezionistico che si immagina di dimensioni ridotte. Le Wunderkammer o stanze delle meraviglie sono nate in Italia in epoca tardo rinascimentale, di cui i primi esempi sono i musei privati  e  nell’area germanica,  dove  le raccolte riguardavano  soprattutto la natura e le scienze. In questa mostra c’è tutto, come dice il titolo. Ci sono opere contemporanee affiancate ad altre classiche di tema analogo, pezzi di collezioni scientifiche e invenzioni   meccaniche. Dall’uovo di  emù con montatura in avorio, forse del 1800, al settecentesco orologio automa a forma di cane. Sicuramente la parte di mostra  più intrigante è quella ricavata nei saloni delle gallerie. Qui, in corridoi creati con tendaggi rossi, sono raccolte le opere moderne e contemporanee con  riferimenti  alla natura. Anche i titoli sono divertenti. C’è “Il baco da setola” di Pino Pascali del 1967, realizzato con sedici scovoli di setola acrilica su un supporto metallico. C’è la “boite en valise” di Marcel Duchamp e il senza titolo di  Enrico  Baj e Alik  Cavaliere, collage di legno e specchi con  innesti vegetali. Damien Hirst propone  "High Windows" con le sue amate farfalle su tela. C’è l’estroso "Alfabeto" di Claudio Parmiggiani, fatto di 22 fotografie  applicate su alluminio. E poi ci sono i site specific realizzati appositamente per la mostra, come “La mia wunderkammer” di Maria Cristina Carlini. Seguendo i principi degli artificialia  cinquecenteschi, l’artista inserisce sculture in grès e smalto rosso, simili a coralli, su uno  sfondo di  assi di legno che richiamano le scansie delle collezioni.

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