giovedì 10 ottobre 2013

MITI VENEZIANI

 Jole Veneziani nel suo atélier nel 1956
 Un modello degli anni '60

 Chissà se avrà lo stesso impatto in altre città  europee e nel Far East,  dove è destinata a spostarsi?  Stiamo parlando della mostra “Jole Veneziani Alta moda e società a Milano”, promossa dalla Fondazione Bano e dal FAI, che inaugura oggi a Milano a Villa Necchi Campigli, dove sarà fino al 24 novembre. Il dubbio non riguarda  solo la cornice speciale,  la villa alto-borghese di Via Mozart, ora proprietà del FAI, progettata da Piero Portaluppi negli anni ‘30. L’ambientazione  ricrea  in pieno la Milano  anni ’50  e primi ’60 dove si muoveva Jole Veneziani. Quella Milano, come ha scritto Edgarda Ferri (nella monografia per la mostra “Le persone che hanno fatto grande Milano” del 1980 )che dopo il 1968  divenne “una città più democratica, più internazionale, meno tradizionalista, ma anche più distratta, più triste e più crudele”. Jole Veneziani, pugliese di nascita ma milanese dai 6 anni di età, è stata per anni il punto di riferimento  dell’eleganza. Nel suo atélier  si vestivano  le signore dell’alta borghesia, oltre a personaggi dello spettacolo come Anna Proclemer, Maria Callas, Elsa Martinelli, Sandra Milo, Lucia Bosé, Joséphine Baker. Tutte immortalate nelle foto in bianco e nero esposte in mansarda. Nel 1954  ebbe l’onore di  “infiorare “, come si diceva allora, la prima della Scala, creando le toilette delle donne più chic, fino allora appannaggio di Balmain e altri couturier d’ Oltralpe.  Fu proprio alla Prima del 1968,  funestata dal lancio dei pomodori, che Jole Veneziani si rese conto che l’epoca delle creazioni “uniche” era finita e si doveva voltare pagina.
Molto creativo e centrato sul luogo, quindi difficile da immaginare altrove, l’allestimento della mostra di Corrado Anselmi, che è riuscito a  valorizzare gli abiti senza oscurare la casa e viceversa. I modelli, per lo più da cocktail e da sera, rivivono su manichini che impersonano Adele e Livia, due signore intente a preparare una festa, in piccoli quadri, quasi degli sketch. Dai saloni alle camere da letto, ai sontuosi bagni   fino alla stireria, dove i vestiti sono sul tavolo, come in attesa dell’ultimo colpo di ferro. Nessuna didascalia, solo la data di realizzazione dell’abito e le frasi  che avrebbero potuto dirsi  le due signore. In mansarda, oltre le foto, da vedere disegni di modelli, di cui si coglie l’ attualità, copertine di riviste di moda e un video. Qui Jole Veneziani, con i suoi incredibili occhiali, parla  delle  sue convinzioni, del suo concetto di moda (“Non deve interessarle cosa si usa. Lei deve cercare di mettersi addosso un abito adatto alla personalità”). Ne esce la donna “travolgente, forte ,leale, che non si tirava mai indietro, di un’ambizione feroce, che sapeva quello che voleva e l’otteneva” che ha ricordato Beppe Modenese. Con lei il presidente onorario della Camera della moda fece i primi passi  in quel mondo ed era con lei a quella  sfilata di Firenze, del 1951, che decretò la nascita dell’Alta Moda Italiana.

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