mercoledì 11 settembre 2013

CODICI DI UNO STILE CORTESE

Isola d'Elba, 1960. Foto di Giorgio Strehler 

Lo stile, a differenza del coraggio secondo Manzoni, uno se lo può dare. Di sicuro non vestendosi dalla testa ai piedi (l’orribile total look) con pezzi firmati presi tali e quali dalla passerella  e neanche con un  mix di firme top.  E’ un’interpretazione di  capi e accessori studiati sulla propria persona,  un gioco di equilibri per cui si riesce a mettere insieme il capo  da mercatino con il superpezzo vintage, la borsa etnica con il sandalo appena uscito da una sfilata doc. E’ qualcosa che si può imparare?  Certo e la mostra-omaggio a Valentina Cortese  a Palazzo Morando a Milano ( da oggi fino al 10 novembre) può essere un ottimo manuale. Si intitola, non a caso, “Valentina Cortese. Uno stile”. Curata dalla giornalista Elisabetta Invernici e dall’attore Antonio Zanoletti,  propone nelle settecentesche  stanze , oltre ai ritratti dell’attrice vecchi e recenti, abiti, accessori, oggetti, gioielli. “E’ stata un’esperienza straordinaria  trovarsi di fronte a un immenso guardaroba di più di 80 pezzi, da Capucci a Dior, da Mila Schon alle sorelle Fontana, da Ferré a Balenciaga, a Valentino fino a Maurizio Galante” spiega  Invernici  "Sono stilisti diversi tra loro ma diventano di un unico stile, quello di Valentina Cortese. Perché lei segue dei codici precisi di colore, di linee”. La giornalista  si dice entusiasta della capacità della diva in un guardaroba che attraversa   decenni, dagli anni Quaranta a oggi, aver sempre scelto i capi d’avanguardia. E averli interpretati, in modo che non fossero più i pezzi di una certa  maison o griffe ma i suoi, perfetti addosso a lei. Per questo  hanno preferito non scrivere i nomi degli stilisti sotto  abiti e accessori.  Il rosa, colore difficile e border line con il pacchiano, su di lei riesce a diventare chic e non stucchevole. Veste dal caftano alla redingote.  Inventa l’uso del foulard. Ed è la prima a portare i leggings. Sdogana la pelliccia, tagliandola a pezzi  , rasandola, coprendola di pizzo e con un ricamo appartenuto a Sarah Bernhard. ”La difficoltà è stata quella di riuscire a rendere quel particolare ordine-disordine, e trasmetterlo al pubblico” conclude la curatrice.Nel periodo della mostra saranno proiettati due film, in inglese e mai tradotti, dei 90 che Cortese ha girato fra Hollywood e Cinecittà.  In uscita, in concomitanza,  il libro “Valentina Cortese. 100 ritratti”(Skira editore). Curato da Elisabetta Invernici, su progetto di Antonio Zanoletti, raccoglie foto  dell’attrice, del passato e attuali, scattate da Giovanni Gastel, scritti inediti di Giorgio Strehler e Paola Borboni. Con i contributi di Franco Zeffirelli, Antonio Calbi, Giulia Lazzarini, Piera degli Esposti, Carla Fracci e Beppe Menegatti, Flavio Caroli.Per informazioni:c.palazzomorando@comune.milano.it 
 

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