martedì 23 luglio 2013

POLO D' ATTRAZIONE


Chi se lo sarebbe aspettato che il gioco del polo è nato tra i  contadini dell’Afghanistan e del Tibet.La raffinata mazza, chiamata stecca con manico in bambù e testa di legno duro  che tengono in mano i giocatori, non è il parente prossimo di quelle  usate per il golf, ma è il discendente di un rozzo bastone, con cui nelle vaste praterie, in groppa al cavallo, i coltivatori difendevano  le terre dalla  voracità di feroci roditori. Meno chiaro è perché il termine polo  sia fatto derivare da “pulu” che in tibetano significa palla.  Dato che quelle che possono essere considerate le prime  partite, con palla appunto, sono state giocate nel 1500 in Turkestan.  Comunque con  grande delusione di chi insiste per vederlo  imparentato  con il golf, il polo  è arrivato in Europa solo nella seconda metà dell’Ottocento. Tramite gli inglesi sì, ma che militavano nelle guarnigioni in India. Una delle prime partite fu giocata a  Richmond Park, a Londra nel 1870.  Che poi  si sia affermato in Argentina , tanto che da lì vengono  regolamenti e tecniche di gioco, dipende dal fatto che il Paese è  predisposto per la vastità di spazi, l’abitudine di allevare molti cavalli insieme e di un certo tipo.   L’animale ideale per  il polo è, infatti, quello di razza criollo argentina,  o un incrocio con  purosangue.  Deve essere  docile, ubbidiente,   veloce, resistente,  capace di fermarsi o di accelerare in un nanosecondo e di voltarsi con rapidità. Curiosamente nel gergo del polo viene chiamato pony anche se è di altezza normale. E’ proprio l’elemento cavallo che rende questo sport non per tutti. Basta dire che per un torneo di cinque giorni, sei squadre, chiamate quartetto, perché  composte ognuna di quattro giocatori  hanno a disposizione  120 pony.
Il prossimo appuntamento per vedere quartetti e pony in azione è al Milano Polo Club dall’11 al 15 settembre. E' la terza tappa  del Polo Gold Cup Circuit 2013, dopo la prima invernale sulla neve a Cortina e la seconda estiva a Roma.


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