mercoledì 10 luglio 2013

LEGGERE MANZONI AD ASMARA

 Dugongo, in basso gazzelle
 

Le lunghe spiagge deserte con il mare blu, in cartolina o dal vero, le abbiamo viste tutti. La barriera corallina non è un mistero per parecchi subacquei e non solo. I pellicani che svolazzano sulle barche sono l’attrazione di diverse isole lontane. Avvistare le tartarughe marine mentre depositano le uova sulla sabbia è più difficile, ma è nel carnet di viaggio di molti. Invece  vedere delle gazzelle che corrono in mare come  bambini al primo giorno di vacanze, non è così scontato. Come non capita  in tutte le spiagge, per esotiche che siano, vedere un dugongo, detto anche sirenide, senza il filtro del vetro di un acquario. All’arcipelago Dahlak nel Mar Rosso invece può capitare. Perché queste più di 120 isolette che fanno parte dell’Eritrea, per vicissitudini storiche e politiche, non sono mai state sfruttate turisticamente.  Non solo non ci sono resort, voli charter o low cost, ma non c’è neanche la luce elettrica e l’acqua, che scarseggia, si prende dai pozzi. Chi ci va deve attrezzarsi con tende , vettovaglie, ovviamente riserve d’acqua e contare sull’ospitalità degli abitanti, per la maggior parte pescatori. Insomma le Dahlak sono una meta straordinaria, con un’odiosa espressione un vero paradiso terrestre, ma da meritare.  E’  importante quindi sentire i suggerimenti di chi c’è stato. “Isole Dahlak. Un arcipelago del Mar Rosso eritreo” (Erga Edizioni) è la lettura ideale, perché è scritto da Giuseppe De Marchi, Giampaolo Montesanto, Guido Traverso, tre genovesi che hanno vissuto molti anni in Eritrea e insegnato nel liceo scientifico italiano di Asmara. Ma il libro  non si limita ai consigli e alle descrizioni da guida o alle foto di grande effetto, ma racconta la storia, piuttosto intricata,  che lega la Liguria all’Eritrea, prima del capitolo infelice della colonizzazione italiana.Raffaele Rubattino, armatore genovese, è stato il primo nel 1869, dopo l’apertura del canale di Suez, ad approdare con la nave in quelle terre, già  visitate dal frate genovese Giuseppe Sapeto . E il genovese Arturo Issel fu uno dei primi ad avventurarsi nell’arcipelago nel 1870.  

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