mercoledì 31 luglio 2013

CIAK SI GIRA...O NO?


La Sala Stucchi dell'Hotel Excelsior  (foto Giovanna Dal Magro)
 Dal film "C'era una volta in America"

“Volevi un ristorante sul mare? Fuori stagione sono chiusi e l’ho fatto aprire per te” la frase è piuttosto banale e in odore di maschilismo. Orripilante per chi coltiva  l’understatement, presuppone sfoggio di potere un po’ mafiosetto, con flash di “Lei non sa chi sono io”. Però se chi la pronuncia è un soggetto affascinante, può lusingare molte donne. Probabilmente per quell’inconscia, irrefrenabile, forse disdicevole sindrome del Principe Azzurro che colpisce anche le più restie e ciniche femministe. Noodles con quella frase  ottiene l’effetto voluto con Deborah. E’ una scena di “C’era una volta in America”il film di Sergio Leone del 1984, che è stato restaurato da Gucci l’anno scorso. Deborah è una splendida Elizabeth Mc Govern, il seduttore Noodles è un Robert De Niro nel fiore degli anni, molto convincente anche se il suo curriculum (come personaggio) non è proprio impeccabile. Trattasi di un gangster del proibizionismo, con una brillante carriera costellata di  furti e rapine. Anche il ristorante sul mare che lui fa aprire ha "degli argomenti" convincenti.  E’ la sala   Stucchi dell’Hotel Excelsior al Lido di Venezia, uno dei più frequentati dalle star durante la mostra del cinema. Ora questo salone Belle Epoque  offre un servizio particolarissimo. Si può infatti prenotarlo interamente e cenare nell’unico tavolo apparecchiato con camerieri vestiti proprio come nel film, e un’orchestra che suona.  Per uno che  griderà al kitsch efferato, saranno in molti a voler tentare l’esperienza.     

lunedì 29 luglio 2013

SALVA L'ARTE E NON METTERLA DA PARTE

 Maquette  di Giuseppe Uncini
Antologica di Kengiro Azuma al MUSMA nel 2010
Acquatinta di Nino Ricci

Non sono artisti notissimi alla grande massa,  ma per  collezionisti e appassionati sono due  punti di riferimento dell’arte  contemporanea. Sono Giuseppe Uncini e  Nino Ricci. Entrambi  hanno una loro personale al MUSMA , Museo della Scultura Contemporanea di Matera . Di Uncini  (nato nel 1929 e scomparso nel  2008)  dal 13 luglio  al 5 ottobre  sono esposti le maquette e i disegni realizzati dal 1958 al 2006. Vero innovatore del linguaggio artistico Uncini usa i materiali più disparati. Tempera, tufo, ferro, cartone, compensato, masonite, cellotex diventano le basi dei suoi paesaggi-collage di sabbia, catrame, cemento, pozzolana. Si intitola “Le metamorfosi delle geometrie” la personale di Nino Ricci (classe 1930) con lavori dal 1957 a oggi, da vedere dal 24 luglio fino al 22 settembre. E’ ,infatti, la geometria l’elemento prevalente delle sue sculture o meglio delle tele tridimensionali di materiali inconsueti come la plastica, l’alluminio, l’acciaio, la cartapesta, in cui viene esaltato il gioco delle trasparenze e la leggerezza. 
Le opere di alto livello delle  due  mostre  sono valorizzate dal contesto in cui vengono presentate , cioè lo straordinario MUSMA. Quest’anno però dopo 26 anni non ci sarà la grande mostra Tematica dei Sassi, realizzata in vari spazi della città  e di cui alcune sculture e installazioni  rimangono nella collezione permanente del museo. Da Andrea Cascella a Sebastian Matta, a Kengiro Azuma per fare qualche nome. Non ci sono più i fondi e tutto si ferma. E quello che poteva essere un’ulteriore motivazione per attrarre un turismo qualificato viene cancellata. Al grido becero e miope di “Con la cultura non si mangia”.

giovedì 25 luglio 2013

APP APP HURRA' !


“Gli animali non sono stati maltrattati” si legge nei titoli di coda  di molti film. E spesso ci si domanda dove era l’animale e si scopre che  era un gatto che si intravvede per pochi secondi. Come avrebbero potuto fargli del male? E poi anche se non si è mai stati su un set, ci si rende conto che per girare la  scena con quel flash del gatto ci sono volute ore, magari un giorno intero o più giorni. E che quindi quel gatto è stato sul set parecchio tempo. Ha bevuto, mangiato, avuto una lettiera per i bisogni, ha avuto contatti umani, nel senso con l’umano ecc. ecc.  Per  venire maltrattati sul set non occorre essere Rex,  basta essere una marginalissima comparsa. Anzi gli animali più sono protagonisti,  più sono oggetto di cure e attenzioni. Il pastore tedesco che interpretava il primo Rex, per esempio, negli studios di Vienna aveva a sua disposizione un intero camerino con zampa sulla porta, invece del nome come gli altri attori. Dato che non si serviva di controfigure, quando provava i salti dai container, per terra venivano  messi dei materassi per attutire i colpi e abbassare l’altezza, che venivano tolti, naturalmente, quando si "girava".
Comunque un animale si può maltrattare trattandolo come un giocattolo, una bambola, un manichino, provando a vestirlo, ridicolizzandolo, mettendogli gli occhiali… Alt! Il border collie della foto non è stato maltrattato. Gli occhiali sono stati aggiunti dopo con un fotomontaggio, che tutti possono fare non solo sui cani ma anche sulle persone andando sul sito www.alerodesign.com e poi sull’applicazione indicata con la macchina fotografica.  Presto gli occhiali coloratissimi e indistruttibili di Al e Ro Design saranno venduti online e con l’app si potrà provare sulla propria foto tutti modelli di tutte le linee. 

martedì 23 luglio 2013

POLO D' ATTRAZIONE


Chi se lo sarebbe aspettato che il gioco del polo è nato tra i  contadini dell’Afghanistan e del Tibet.La raffinata mazza, chiamata stecca con manico in bambù e testa di legno duro  che tengono in mano i giocatori, non è il parente prossimo di quelle  usate per il golf, ma è il discendente di un rozzo bastone, con cui nelle vaste praterie, in groppa al cavallo, i coltivatori difendevano  le terre dalla  voracità di feroci roditori. Meno chiaro è perché il termine polo  sia fatto derivare da “pulu” che in tibetano significa palla.  Dato che quelle che possono essere considerate le prime  partite, con palla appunto, sono state giocate nel 1500 in Turkestan.  Comunque con  grande delusione di chi insiste per vederlo  imparentato  con il golf, il polo  è arrivato in Europa solo nella seconda metà dell’Ottocento. Tramite gli inglesi sì, ma che militavano nelle guarnigioni in India. Una delle prime partite fu giocata a  Richmond Park, a Londra nel 1870.  Che poi  si sia affermato in Argentina , tanto che da lì vengono  regolamenti e tecniche di gioco, dipende dal fatto che il Paese è  predisposto per la vastità di spazi, l’abitudine di allevare molti cavalli insieme e di un certo tipo.   L’animale ideale per  il polo è, infatti, quello di razza criollo argentina,  o un incrocio con  purosangue.  Deve essere  docile, ubbidiente,   veloce, resistente,  capace di fermarsi o di accelerare in un nanosecondo e di voltarsi con rapidità. Curiosamente nel gergo del polo viene chiamato pony anche se è di altezza normale. E’ proprio l’elemento cavallo che rende questo sport non per tutti. Basta dire che per un torneo di cinque giorni, sei squadre, chiamate quartetto, perché  composte ognuna di quattro giocatori  hanno a disposizione  120 pony.
Il prossimo appuntamento per vedere quartetti e pony in azione è al Milano Polo Club dall’11 al 15 settembre. E' la terza tappa  del Polo Gold Cup Circuit 2013, dopo la prima invernale sulla neve a Cortina e la seconda estiva a Roma.