mercoledì 6 marzo 2013

PERCHE' BASILEA

 Ferdinand Hodler

Ci sono almeno tre motivazioni forti per visitare, ma anche per rivisitare, la Fondation Beyeler a Basilea. Una, non necessariamente la prima, l’architettura di Renzo Piano, esempio di leggerezza,  di straordinario uso della luce e di perfetto inserimento, grazie anche alla pietra locale, nel contesto: in mezzo a prati coltivati a cereali, con vigneti sullo sfondo. Vicino  a  villa Berower, costruzione rococò a cui apparteneva il terreno, che ora ospita il  ristorante e gli uffici. L’edificio è formato da tre parti su un solo piano. Un tetto a nord e a sud deborda proteggendo le vetrate dai raggi del sole. L’interno   sfrutta al massimo la luce naturale  con grandi vetrate  a tutta altezza.  Le sale sono di  dimensioni diverse per scongiurare ogni rischio di monotonia. Tra i colpi di genio  il laghetto su cui si affaccia la sala con le ninfee di Monet.
 Un angolo della Fondation Beyeler
Il secondo motivo è la scelta delle mostre temporanee.  Sempre particolare, mai banale. Per scoprire  aspetti dell’arte meno ovvii. “In scena” dal 27 di gennaio fino al 26 di maggio Ferdinand Hodler,  80 opere dell’artista svizzero realizzate   negli ultimi  cinque anni della sua vita, dal 1913-1918.  Insieme al percorso artistico  si segue la sua visione della vita in tutti gli aspetti. E la sequenza dei ritratti della sua  compagna ripresa durante la malattia fino alla  morte , ne sono un esempio. Nei paesaggi con il lago di Ginevra e il Monte Bianco sullo sfondo, dipinti dal terrazzo di casa, si avverte chiaro e netto il passaggio dalla pittura dal 19esimo secolo al moderno.  Interessante per   conoscere l’artista,  oltre agli autoritratti,  le foto scattate a lui in casa dall’ amica Gertrud Dubi Muller, il giorno precedente la sua morte.
Il terzo motivo per visitare il museo è il modo  con cui sono distribuite le opere. Non sono assemblate secondo gli anni o l’epoca, ma per criteri   meno codificati. Può essere il passaggio accennato dal figurativo all’astratto. Può essere la tendenza  a privilegiare il colore. Piuttosto che un contenuto intimista. A parte alcune sale  che  rimangono uguali nel tempo, come quella di Giacometti, nelle altre le opere ruotano. Dal 9 marzo  è esposta la collezione donata alla Fondation da Claude e Micheline Renard. Con lavori di artisti del ‘900, da Dubuffet a Basquiat, da Sigmar Polke a Sam Francis.

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