mercoledì 7 novembre 2012

LISBONA SI FA IN TRE


Paul Richardson, firma del Financial Times, sostiene che nessuna capitale europea ha, come Lisbona,un equilibrio perfetto fra amore delle tradizioni e voglia di adeguarsi ai tempi. Tre musei ne sono l’espressione evidente.
Caffetteria del Museu do Fado
Il più recente è il Lisboa Story Centre, aperto due mesi fa in Praça do Commercio, per ridare vita a una zona un po’ dimenticata dai percorsi della movida. Racconta la storia della città con   ricostruzioni, audiovisivi, interattività, tanto da aver preferito la denominazione di Centro. Una tappa più adatta a una scolaresca che a un viaggiatore intellettualmente curioso? Ci si ricrede vedendo l’architettura elegante delle sale e l’ottimo livello del film, con effetto sensurround, sul terremoto che distrusse Lisbona nel 1755. Una visita da completare con una sopa o un piatto di bacalhau nel vicino Café Martino de Arcada, uno dei locali preferiti da Pessoa. Come segnala un tavolo con i suoi libri e il suo cappello.
Museu do Design e da Moda
Il Museo del Fado in Largo de Chafariz de Dentro  è una tappa obbligata per capire la saudade e il lato cupo dei portoghesi. Ricavato nell’ex centrale del latte nel 1998 raccoglie pezzi appartenuti a famosi “fadisti”, foto, manifesti,chitarre a 12 corde e vecchi vinili. Da non mancare lo shop, con libri curiosi, anelli con azulejos, scialli di seta dipinti a mano.Piacevole la caffetteria.
Il Mude, Museu do design e da moda,  raccoglie  oggetti di design, mobili, abiti e accessori dai primi del 900 a oggi. Affascinante l’ambiente, una vecchia banca in Rua Augusta, in cui sono stati tolti marmi e preziosi rivestimenti e il cemento è a vista. Non c’è un’esposizione permanente, ma i pezzi, che fanno parte di un’enorme collezione, ruotano continuamente. Oggetti preziosi si alternano ad altri di uso comune. Dalla sedia di Oscar Niemeyer del 1971 alla macchina da cucire Fisher Mewa. Dallo stivaletto di Azzedine Alaya del 1998 all’abito di Zandra Rhodes del 1960. Dal cappotto tutto zip di Jean Paul Gaultier a un curioso “Bar sur patins” di Paul Dupré-Lafon del 1937. 

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