venerdì 29 giugno 2012

DOPPIO GIOCO



Pagan, Birmania, interno di un tempio (foto Giovanna Dal Magro)

Come dire due piccioni con una fava.  Si vede qualcosa di bello, ma si ha modo di scoprire anche qualcosa d’altro. Il soggetto è "Obscured-I luoghi oscurati", una mostra fotografica  sui paesi che per guerre o motivi politici e sociali non sono più nelle destinazioni dei viaggiatori, perché  giudicate pericolose ed emarginate dal resto del mondo.  Voluta da Tucano Viaggi  e da Neos,  Associazione di giornalisti di viaggio, presenta immagini di dieci Paesi realizzati dai fotografi dell’associazione con  commenti audio e testi su pannelli, sempre dei giornalisti Neos.  Dopo il debutto a Torino, nel concept-store  Tucano,  è a  Genova  dal 14 giugno .  Le immagini dei paesi africani (Algeria, Eritrea, Libia, Sudan, Yemen) sono esposte nelle sale del Palazzo Ducale, dove ha sede la redazione del magazine Blue Liguria. Mentre quelle dei Paesi asiatici (Afghanistan, Birmania, Iran, Iraq, Siria ) sono   al Giglio Bagnara Gallery, in uno degli imponenti     palazzi della vicina Via Roma. Un’ottima occasione per vedere anche due luoghi singolari. Uno è nel Palazzo Ducale, vi si accede da una scala progettata da Renzo Piano, ma è sconosciuto ai più.
L’altro è un negozio molto particolare nei  saloni affrescati del piano nobile, dove si vendono oggetti per la casa e accessori personali, ma tutti scelti con un gusto incredibilmente raffinato, per la maggior parte con provenienza da Paesi lontani, senza mai rasentare l’etnico di bassa lega. Qui si tiene anche  il Salotto del Viaggiatore .  Ed è proprio uno dei più assidui relatori, Pietro Tarallo, giornalista della Neos, che mercoledì 4 luglio, giorno di chiusura della mostra, accompagnerà in una visita guidata. Alle 18 a Palazzo Ducale. Alle 19 circa alla Bagnara Gallery. 

martedì 26 giugno 2012

LAST BUT NOT LEAST


Ultimo giorno della moda maschile. Giornata breve, ma intensa. Con  presentazioni e sfilate, diverse tra loro,  ma  tutte con un perché preciso.
Giorgio Armani
Enrico Coveri
Una grande firma, Giorgio Armani. Con una collezione, come hanno detto in tanti, "molto Armani". Non piena di novità, senza colpi di scena, ma neanche risaputa. Molti gli abiti, con giacche dal taglio inequivocabile. Uso della pelle innovativo.  Pantaloni con pinces che si stringono in fondo, non per tutti i fisici, ma di spiccata eleganza. Camicie senza collo, che giustificano la non cravatta  e una predominanza di grigio in tutte le gradazioni. Con l’immancabile blu inchiostro e il color cuoio, must dello stilista.
I gemelli DSquared sono stati i rappresentanti del casual, versione sera. Ambientazione  discoteca, musica forte, “last night a DSquared saved my life”, parafrasando il famoso pezzo degli Indeep, il motto. Star la camicia bianca in molte varianti: con rettangolo fantasia sul davanti, profili neri ai polsi, inserto rosa shocking lungo collo e abbottonatura, con stampe, scritte, disegni, con una catena per chiudere il colletto.
Per un guardaroba completo con lo chic della tradizione, ma non noioso, ecco le proposte di LarusMiani.  Dai trench in lana e seta,o cotone e seta,o nylon, alla sahariana di vitello da indossare con il pantalone corto, dalla borsa da lavoro di coccodrillo al mocassino con nappine, alla camicia in  leggero denim con asole dalle cuciture rosse.
Enrico Coveri, come ormai da diverse stagioni, ha mandato in passerella sia l’uomo che la donna. Colore indiscusso protagonista, con una predominanza di fucsia e verde. Per gli abiti di lui come per i lunghi da sirena di lei. Flora  e fauna marina il soggetto della nuova stampa,  anche  per le giacche di lui.  A prova di caldo urbano  l’abito con bermuda  o giacca a maniche corte. Cravatte minime da portare slacciate come collane e cerchietti scultura per lei.
 Edward Sexton con gli abiti per Bianca e Mick Jagger
Revival dei Sixties londinesi per lo sbarco di Chester Barrie, brand di Savile Row, da Coin (anche a Mestre e Verona). Ospite d’onore Edward Sexton stilista del marchio, sarto dei Beatles, in particolare di Paul Mc Cartney della cui figlia Stella è stato tutor e maestro,di Mick Jagger,di  Eric Clapton, di Elton John.   Sexton veste sia l’uomo che la donna , ma solo con giacche “Per l’uomo deve essere confortevole, per la donna più scolpita addosso, anche aderente, perché è più abituata”dice. Tra i ricordi,   John Lennon che voleva un abito-tuta  per poter avere movimenti più liberi. E Sexton trovò la soluzione unendo pantaloni e panciotto sul dietro.   

domenica 24 giugno 2012

BASTA CHE FUNZIONI


Nel vestire maschile si è scoperto quello che per l’architettura moderna e contemporanea è un principio base: il bello non può prescindere dal funzionale. Da Bottega Veneta il direttore creativo Tomas Maier per la sua collezione parte  dal pullover “una forma molto semplice che si infila dal capo”.  E funzionali sono i morbidi blouson in pelle con cappuccio, le giacche-camicie doppiopetto, i completi cardigan-pantalone  dove gli stampati sono anche  del mondo femminile, ma delavé, scoloriti, irriconoscibili. Le scarpe, alte sino alla caviglia, sono leggere e flessibili  come calze, le borse a tracolla si adattano al corpo.
 Bottega Veneta

 Ermanno Scervino
Molta maglieria nella collezione di Ermanno Scervino  dove i capi sono studiati per poter essere abbinati in mille modi diversi.  Le giacche sono in tessuto stropicciato, perfette per chi viaggia  e quindi razionali. I pantaloni sono dei chinos, quindi comodi, ma dal taglio sartoriale. Le maglie di mohair sono doppiate di jersey, ideali per sere con brezze. 
Che la maglieria sia un punto forte dell’abbigliamento funzionale lo conferma Les Copains , dove lo stilista Alessandro Baldi attinge   dagli archivi della maison i capisaldi di un certo modo di vestire e  li attualizza nei colori o nei tagli. Il jersey per la sua vestibilità è uno dei materiali preferiti da Dirk Bikkembergs, che continua a studiarne dei nuovi guardando al mondo dello sport.
 Dirk Bikkembergs
Daks, pur di proporre capi easy e confortevoli, prende perfino  dalla sera. I pantaloni da smoking con banda in raso si trasformano in bermuda, la camicia con plastron, realizzata in garza di cotone, diventa per tutti i giorni.  Vari i trench in tessuti impermeabili e termosaldati.    Freschezza e confort sono i punti chiave da Rocco Barocco, dove i colori pastello sono dominanti. Pantaloni ampi o corti, completi con giacche asciutte ma morbide. Ai piedi stringate di tela o  poi molti cappelli, panama coloratissimi, fondamentali per difendersi dal sol leone.
Perfino Vivienne Westwood  rinuncia al coup-de-théatre fine a se stesso, ma ha verve abbastanza per non cadere nello standard-uniformato. I tagli sono indiscutibili, i tessuti quelli    tradizionali dell’estate ,popeline di cotone, fresco di lana e seta. Il tocco Westwood è nelle stampe e nei colori,  ispirati all’atmosfera bohemien del più famoso pic-nic “Le déjeuner sur l’Herbe” di Manet.

venerdì 22 giugno 2012

BRITPOP


 Alberto Moretti
 Xacus
 Borsalino


E’ nell’aria uno stile British, attento alle tradizioni, ma con humour e colore.




Ben Sherman
Massimo Rebecchi
Eton
Nella nuova linea EC1 (codice stradale londinese) di Ben Sherman  oltre a variopinte camicie,  ci sono pantaloni casual e colorati con vestibilità sartoriale. Chester Barrie, continua la tradizione di Savile Row, ma svecchia gli abiti con azzurri, blu cina, marroni cioccolato e il tocco pop di camicie ipercolorate. A disegnarli Edward Sexton, mitico sarto dei Beatles e di molte  star dei Sixties. Non è inglese, ma interpreta questo genere di eleganza  Brunello Cucinelli, che sovrappone la giacca doppiopetto al giubbotto denim e a pantaloni morbidi e aderenti. Cantarelli oltre alle giacche piuma propone i tre pezzi in principe di Galles e finestrati con il denim. Borsalino lancia cappelli leggerissimi, colorati o dipinti a spruzzo. Eton, marchio svedese, inventa la camicia bianca con punti technicolor e usa le stesse tinte per camicia e cravatta coordinata. In technicolor anche le camicie Xacus.  Lardini  per giacche iperleggere, dal taglio impeccabile, sceglie tessuti tipo materasso. Abiti a tinte forti e giacca montgomery da Massimo Rebecchi. Da Nichel Judd i pantaloni  sono a fiori effetto camouflage. Testoni con le scarpe segue l’ input. Ecco la stringata in pelle, morbida e flessibile come una ballerina e i desert boots in struzzo.  Castori alle stringate classiche toglie le stringhe, mette il piercing,  le colora di rosso e sulla suola scrive “Fatto in Italia”. Pepite d’oro, ricami e paillettes per i mocassini da dandy di Alberto Moretti. Geox colora le suole delle sneaker  e osa il camouflage. Camouflage in abbondanza anche da Valentino, che ha sfilato ai giardini di Boboli. Linee asciutte, colori sobri, con punte di arancio e verde a sorpresa. Marina Yachting propone il nuovo caban, giallo e con alamari.   Doriani, virtuoso del cashmere, si sbizzarrisce in polo e maglie incredibili. Come quella  dai microscopici punti, lavorata con una vecchissima, introvabile macchina. Aquarama sperimenta nuovi colori e usa la iuta del saio per il blazer. Qualità e sense of humour, come sempre, per le calze Bresciani. Dal kit del piacere Bacco, tabacco e Venere, alle Jack sock ispirate alle slot machine, dalle calze con i grattacieli, omaggio a Milano, alla calza menù della nuova repubbblica.  Pirelli P Zero “torna alle origini”, presenta la sua collezione ispirata ai colori e alla grafica del mondo delle corse, in un’officina-laboratorio  mobile come quello dei racing. Thom Browne  per Brooks Brothers propone abiti in madras o in patchwork di seersucker come la  famosa camicia.  Annapurna dissacra lo spread, lo fa tornare al suo significato “diffondere”, ci aggiunge le parole speranza e pace e le mette sulla T-shirt.  

giovedì 21 giugno 2012

PASSIONE CALEIDOSCOPIO




Neppure  il termometro a 37 gradi e l’umidità caraibica di queste giornate fiorentine sono riusciti a compromettere l’entusiasmo per la presentazione, meglio la performance,  di Peter Pilotto, “womenswear guest designer” di Pitti.
Il nome è unico, ma i designer sono due, Peter Pilotto e Christopher De Vos. Metà austriaco e metà italiano il primo, metà belga e metà peruviano il secondo. Si sono conosciuti nel 2000 alla Royal Academy di Anversa, vera fucina di talenti per la moda, e insieme a Londra, dove vivono, hanno creato un loro marchio. Perfettamente in sintonia e complementari, Peter segue soprattutto i tessuti e le stampe, Christopher la silhouette e i dettagli. A Firenze hanno presentato una pre-collezione della primavera estate 2013. Sicuramente la location, il palazzo Borghese di via Ghibellina, ha avuto una parte decisiva nel successo dell’evento.  Non solo perché si è rivelato un’ottima cornice, ma perché è stato addirittura uno dei temi ispiratori.  L’intervento del duo  non si è, infatti, limitato a vestire le modelle ma si è rivolto anche al palazzo, rivestendo di moquette con le incredibili stampe degli abiti, ovviamente ingigantite, tutti i pavimenti dei saloni e lo scalone di accesso. Un’operazione decisamente molto audace, al limite della  sfida. Considerate le decorazioni, gli stucchi, gli affreschi, gli enormi lampadari dorati a gocce, non certo minimalisti,  aggiungere qualcosa sembrava impensabile.
Solo nella ballroom è stato lasciato il pavimento originale e   su due pedane tonde, anch’esse con le stampe, sono state disposte in piedi quindici modelle, con effetto tableau vivant. Straordinari  i disegni delle stampe, elaborati al computer,  diversissimi tra loro per genere e colore e assemblati a formare un patchwork   caleidoscopico.  In due grandi schermi, uno all’ingresso e uno in un salone, su uno sfondo di motivi, sia geometrici che figurativi, si componevano le immagini delle modelle, per poi decomporsi e ricomporsi di nuovo vestite diversamente. Con un I-phone era possibile per il pubblico intervenire e modificare a propria scelta il processo.  I capi, gonne, abiti, tute, camicie, pantaloni, hanno tagli assolutamente lineari ma molto femminili e donanti. Il colore e le stampe, su materiali  sempre particolari, frutto di ricerca, sono  enfatizzati da lavorazioni pregevoli, come file di paillettes  disposte  verticalmente o ricami con pietre.

martedì 19 giugno 2012

CARTOLINE DA FIRENZE


 Fly Jacket di Massimo Rebecchi

Che la ricerca  dei nuovi  materiali sia da anni uno dei punti forti della moda maschile è risaputo. Anche questa stagione al Pitti Immagine Uomo non ci sono state smentite. Anzi è indicativo che la “tradizionale” mostra alla Stazione Leopolda, con cui si apre la manifestazione, festeggi i 30 anni di Stone Island.L’azienda è una di quelle che più si sono distinte quanto a sperimentazione. Da vedere oltre duecento capi d’archivio distribuiti in otto aeree diverse, a seconda dei trattamenti e delle tinture, che hanno reso celebre il marchio.
 La sfilata di US Polo Assn.
Molti i tessuti e i nuovi materiali  proposti in Fortezza. Qui il fil rouge è il cibo, al centro dell’attenzione  di questi tempi. Tra le curiosità i 30 spaventapasseri nel cortile, vestiti da altrettanti stilisti, che proteggono un vero orto.
Continua comunque la tendenza Casual Friday, per cui si utilizzano materiali dello sportswear per capi decisamente più eleganti. Come lo smoking in spugna da barca, proposto da Lardini.  Aquarama inventa il tuxedo hi-tech  e mette profili di raso sui revers della giacca sciancrata, ma in tessuto tecnico.  Cantarelli osa in denim l’abito tre pezzi, completo quindi di gilet. Henry Cotton’s in denim propone la giacca doppiopetto. Massimo Rebecchi studia un particolare jersey con effetto delavé per la Fly Jacket.  Da Xacus le coloratissime camicie hanno tattamenti washed. Cucinelli, as usual, mischia formale e informale, con un effetto country dandy di raffinata eleganza.  Herno crea il piumino ultralight, in cui la piuma è iniettata a capo finito ed è tinto  e lavato in capo,  proprio come un pull. Non mancano le proposte “ecologiche”.  MCS utilizza per il blazer la canapa tinta denim, meno invasiva per l’ambiente.  Come sempre durante il Pitti sfilate e presentazioni scoprono luoghi splendidi e spesso sconosciuti di Firenze. Dopo Stefano  Ricci che sfila negli Uffizi, Us Polo Assn  fa camminare i suoi ragazzi su una passerella dorata a Villa La Vedetta, l’urban resort con parco secolare che dall’altezza di piazzale Michelangelo scende fino all’Arno. Tra le tendenze i colori fluo, che si riconfermano protagonisti per la prossima estate. 

MARILYN PER SEMPRE


Cinquanta ritratti, solo il volto, piano americano, a figura intera, a immagine ripetuta. Ma tutti che partono da un’unica foto.
Sono  opera dell’eclettico Alessandro Gedda e la persona ritratta è Marilyn Monroe . Il numero 50 non è ovviamente casuale, ma fa riferimento  agli anni che sono passati dalla morte dell’attrice ( 5 agosto 1962), celebrata e ricordata  in mille modi. Da libri a spettacoli, a  mostre fino al film di Simon Curtis che, nonostante gli attacchi della critica, è campione di incassi in molti paesi, Italia compresa. Le opere sono da vedere  fino al 7 luglio in una location quanto mai a effetto, i  Chiostri dell’Umanitaria di Milano. In seguito saranno a Cannes, Lugano e Mosca. 
Tra gli sponsor dell’iniziativa anche i Fratelli Rossetti che nel Tribute to Marilyn sono doppiamente protagonisti. Non solo, infatti, hanno creato una Lady Brera décolleté limited edition in coccodrillo “rosso Marilyn” che sarà nei negozi in inverno, ma la loro scarpa, caratterizzata dalle nappine, è diventata anche un’opera d’arte. Alessandro Gedda l’ha “riproposta” come scultura su piedestallo, sempre con la sua tecnica particolarissima  e giocando con vari colori accesi, in cinque versioni. Le cinque calzature-sculture, insieme ai ritratti, saranno esposte nei negozi di Firenze, Milano, Parigi, New York e Mosca, seguendo le date degli appuntamenti moda.
Last but not least il ricavato di una  decina delle opere, fra dipinti e sculture, andrà ai terremotati dell’Emilia.  Già “trasformato” in generi di prima necessità per la popolazione. 

mercoledì 13 giugno 2012

PROFUMO NEL WEB


Una  magnolia fiorita  che fa da sfondo al flacone di  un  profumo, non è un’idea straordinaria, specie se  nelle sue “note olfattive” compare  il bianco fiore. Ma che con un abile gioco di  photoshop, seduta su un petalo,  ci sia una  donnina cartoons che ha i tratti della creatrice dell’essenza, non è così scontato. Si chiama  .mito. proprio con il punto, prima e dopo, ed è l’ultima eau de parfum del naso svizzero Vero Kern per celebrare il quinto anniversario di vero.profumo, il suo piccolo e raffinato brand artigianale. Il disegno che la ritrae con occhialoni da sole e stivali, seduta sul petalo, è preso dallo storyboard dell’ironico cartone animato realizzato dalla graphic designer georgiana  Sofo Berdzenishvili.Da settembre, dopo la presentazione a Pitti Fragranze, sarà sul web.  Perché è attraverso la rete  che le fragranze di Vero Kern hanno incominciato a essere comunicate e a farsi conoscere. Per questo tutti i nomi portano il punto,   prima e dopo. I precedenti si chiamano.kiki. .onda. .rubj. Il nome è scritto  su un cartellino  tondo da pacco, appeso  a un prezioso, e più tradizionale, flacone vagamente anni 40, opera di una vetreria artigianale.
Comunicare le emozioni è l’obiettivo che si pone Vero quando crea una fragranza. Per esempio .mito. è un omaggio all’Italia. L’ispirazione le è venuta nei giardini di Villa d’Este a Tivoli, per  un mix di bianco e di verde che l’ha riportata all’infanzia “..al giardino popolato di personaggi e piccole statue in cui fantasticavo da bambina. Ma soprattutto, mi ha conquistato l’odore delicato dei fiori d’arancio….quello dell’acqua nelle vasche, dei fiori bianchi, dell’erba, dell’umidità…”  E così ha trasmesso la sensazione di bianco con gli agrumi, la magnolia, il gelsomino e quella di verde con il giacinto, il muschio, il galbanum. 
vero.profumo è uno dei sofisticati marchi di Campomarzio 70, nato negli anni 40 con il negozio romano, a due passi dal Pantheon.
 

martedì 12 giugno 2012

ROSSO DI SERA


Cinquantamila dollari è la cifra record  con cui è stato venduto all’asta sul sito americano Istdibs.com un abito da sera in seta rosso fuoco di Christian Dior del 1954, che Natalie Portman aveva all’ultima cerimonia degli Oscar. L’acquirente è un collezionista di Londra appassionato di alta moda,  assolutamente indifferente a chi l’aveva indossato. 
Eppure l’abito bustier non aveva fatto particolarmente scalpore sull’attrice israeliana, anzi era passato inosservato.  Che per un vestito rosso è quasi un controsenso. Per quanto si parli della banalità del rosso, del suo essere eccessivo al limite del volgare, per quanto sia raro vederlo sulle passerelle, per le serate di gala continua a essere scelto e amato.
 Berenice Bejo
All’ultimo Festival di Cannes ce n’è stata un’invasione. Era rosso l’abito firmato Alberta Ferretti di Christa Theret, l’ ultima modella Andrée  del vecchio pittore nel film “Renoir” di Gilles Bourdos. Giovanissima (classe 1991) Theret ha incominciato la sua carriera a 11 anni, notata da un direttore di casting nel cortile della sua scuola e quindi scritturata  da Costa Gavras per “Cacciatore di teste”. Nicole Kidman aveva un abito in chiffon di Lanvin con una solo spallina e un lunghissimo  spacco osé, in linea con il personaggio disinibito che interpreta nello scandaloso  "Paperboy". ( Era rosso anche il corto e morigerato tubino per la conferenza stampa).
 Christa Theret
Più provocante e soprattutto più fotografato lo spacco  dell’abito Roberto Cavalli di Irina Shayk, completato da un’  altrettanto generosa scollatura. Una mise perfetta per chi, come la modella russa, ha come unico motivo  della presenza a Cannes quello di essere tra le 20 più sexy top model del mondo, oltre che fidanzata del calciatore Ronaldo. Tutto puntato su un inesistente corpino, fatto di bande appena coprenti, l’abito sempre di Roberto Cavalli e sempre rosso, di un’altra top model, Natasha Poly. L'ambasciatrice dell’Oréal, star di ben due calendari Pirelli, è stata applauditissima  sul tappeto rosso di "Cosmpolis" di Cronenberg, con il rischio di rubare la scena a Pattinson.
Rosso, ma senza spacchi l’abito  Louis Vuitton indossato da Berenice Bejo, muta e deliziosa protagonista di "The Artist". Nel suo ruolo ufficiale di madrina della 56esima edizione del Festival l’attrice si è limitata a una scollatura   donante e moderata. 
Perfino Bernardo Bertolucci non è rimasto immune all’appello del colore e sotto la seriosa giacca scura di Armani ha sfoggiato una camicia rossa.

venerdì 8 giugno 2012

UN MOSAICO DI IDEE


Site specific di John Pawson

Quali punto di contatto possono avere il minimalismo di John Pawson e delle installazioni d’arte neo barocche, dorate e scintillanti, con forme enfatizzate e ridondanti. La domanda diventa irrilevante, o meglio le risposte sono mille e convincenti, quando si vede la mostra dell’architetto inglese, proveniente dal Design Museum di Londra, scelta per inaugurare la Fondazione Bisazza a Vicenza (fino al 29 luglio). Nei 7mila metri quadri  della vecchia fabbrica  sono state raccolte, oltre a straordinari virtuosismi con mosaico,  opere di artisti realizzate con il mitico quadretto.  Da Alessandro Mendini, con i dorati “Mobili per uomo” e la poltrona Proust Monumentale, a Fabio Novembre, Marcel Wanders, Sandro Chia, Jaime Hayon, Ettore Sottsass, Mimmo Paladino. Dallo Studio Job con i mega argenti ai paraventi onirici di Patricia Urquiola.
" Mobili per uomo" di Alessandro Mendini
Tutto è diluito in una serie di sconfinati, luminosissimi saloni, interrotti da oasi di verde, dietro enormi vetrate. 
In un salone, a sorpresa, la mostra di Pawson:  plastici   di un’abbazia cistercense nella Repubblica Ceca , video di un balletto di cui ha curato la scenografia, modellini di barche, foto di luoghi (“Le foto sono fondamentali per la progettazione”), oggettistica. E un site specific sintesi, quasi un manifesto, del suo modo di progettare. Una conferma visiva, per chi ha ascoltato la sua entusiasmante lectio magistralis  al Teatro Olimpico: i materiali che devono essere legati al luogo, la considerazione dei rituali e dell’atmosfera. “Quando si progetta una casa, bisogna capire la vita che ci sarà”. E soprattutto l’importanza della luce e dello spazio.  Un concetto che gli ha “trasmesso”, forse inconsapevolmente, suo padre, che abbatteva muri, eliminando camere, quando uno dei suoi quattro fratelli andava via dalla casa nello Yorkshire. “Ero il più piccolo e sono rimasto da solo in un grande spazio”.

lunedì 4 giugno 2012

BORGO A CINQUESTELLE

 
Galleria Groznjan
Piemonte d'Istria
Se si desse ai luoghi le stelle come agli hotel, l’Istria ne meriterebbe  una, solo per il “non uso” della plastica per tavoli e sedie da dehors. Legno, metallo, vimini la sostituiscono dappertutto, dal ristorante chic al piccolo bar. Una caratteristica che rivela  un’attenzione ai dettagli, carta vincente per  un turismo di qualità. Un  esempio interessante in questo senso è Grisignana. A  300 metri  sul mare, ha una storia millenaria  e un recente passato di importante centro agricolo e commerciale. Conclusosi con l’annessione alla Jugoslavia dell’Istria nel 1954, e la fuga di tre quarti degli abitanti.   Dagli anni Sessanta,  proclamata città degli artisti, è la meta di pittori e scultori  che hanno gli atélier nelle case abbandonate. Non ci sono i 6mila residenti  dei tempi d’oro, sono solo 100, ma si quadruplicano in estate. A muoverli, oltre le 33 gallerie d’arte, il festival del Jazz (dal 13/7 al 3/8), una scuola di Jazz e vari eventi organizzati dalla Gioventù Musicale Croata, che qui ha  sede. L’atmosfera è  autentica, sofisticata ma mai intimidente. Ricorda Saint Paul de Vence, prima dell’invasione di masse vocianti di vacanzieri.  L’arte proposta è per lo più figurativa e tradizionale, le installazioni  sono rare. La Galleria Groznjan in Via dei Piccoli Orti ne propone qualcuna. Sui palazzotti, solo in parte restaurati, ma mai fatiscenti, molti gli accenni alla dominazione veneziana e al passaggio fascista. Nel bar sulla piazza, con tavoli di legno delabré e poltrone di paglia,  si vende oggettistica raffinata e accessori etnici. Da vedere il vicino  Piemonte d’Istria, paese fantasma abitato da 30 anime. In progetto la ristrutturazione dei ruderi, invasi da rampicanti e ortiche,  per farne un albergo diffuso per chi vuole soggiornare a Grisignana. Dove per ora l’ospitalità è solo in camere private. O  all’Hotel Nautica, sul porto turistico di Novigrad, a 20 minuti d’auto. Vicino al ristorante dove la chef Marina crea meraviglie con il pesce, e non solo.