mercoledì 30 maggio 2012

SUONI, VISIONI, PASSAGGI


Transizioni o meglio transitions,  in  inglese, una parola ricca di significati, che racconta un movimento, un divenire fonte di ispirazione e costruttivo. Così almeno la pensa Felice Limosani, quando parla della sua installazione “The Art of transitions”, da vedere fino a venerdì alle Terme di Milano.  Un’ottima idea per presentare le lenti “dinamiche”  del famoso brand americano Transitions  Optical, che hanno la caratteristica di cambiare colore a seconda della luce.   Arrivando dalla normale trasparenza allo scuro totale.
Su enormi schermi nello stesso polimero  usato per i filtri  ottici, montati su plexiglass, compaiono immagini in trasformazione, con riferimenti ora immediati, ora appena percettibili alla natura. E’ una storia di armonia quella di Limosani e, non a caso, lui  si definisce story teller digitale.  C’è la luna  che appare e scompare con la sua consistenza morbida, c’è una pioggia stilizzata ottenuta con la luce. Delle righe verticali di vari colori creano un effetto di movimento , fra il sipario di un teatro e un bosco mosso dal vento.  Alla fine i pannelli si riempiono  di alberi, di foglie, di luce che filtra tra i rami.  Molto interessante la colonna sonora, fatta con un mix di suoni presi  dalla natura e da strumenti tecnologici, non necessariamente dei più attuali. Si intuiscono rumori di fax,   di accensione di computer e anche il dimenticato rumore di una puntina di giradischi. Che Limosani recupera, forte del suo ventennale passato di deejay con il vinile.  

lunedì 28 maggio 2012

DIVISIONISMO : DOVE E COME


" La Processione" di  Pellizza e  una sala della Pinacoteca

“Una tecnica per ricreare la luce sulle tele, attraverso la fusione ottica dei colori”. Così spiega il Divisionismo Paul Nichols,   esperto di pittura italiana e inglese dell’Ottocento e Novecento. Non si può parlare di un movimento, perché non c’è un inizio e una fine e gli artisti spesso appartengono ad altre correnti. Si può capire visitando la Pinacoteca Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona, dedicata al Divisionismo, inaugurata con un nuovo allestimento venerdì scorso e di cui Nichols è consulente. In pieno centro della città è un interessante progetto architettonico che integra una costruzione contemporanea  con un palazzotto medioevale e i resti archeologici dell’antica Derthona. 
 Lo studio di Pellizza a Volpedo
Nucleo iniziale della collezione sono le opere di Giuseppe Pellizza da Volpedo. A cui se ne sono aggiunte altre ottanta  di artisti italiani, anche solo “di passaggio” nel Divisionismo come Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Giovanni Segantini. Sono raccolte per tema, non cronologicamente, come lo è invece il catalogo (Skira Editore). E in questa suddivisione  risalta  l’importanza del contenuto sociale: il lavoro, la miseria, lo sfruttamento nell’Italia della prima industrializzazione. Forte in  Plinio Nomellini, Giuseppe Mentessi, Angelo Morbelli, Giovanni Battista Crema, Angelo Barabino. Oltre che in Pellizza da Volpedo, di cui ci sono  cinque opere, di recente concesse in comodato dal Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano. Proprio per ribadire la funzione della Pinacoteca-Fondazione come polo di riferimento per il Divisionismo. Aperta  al dialogo con pubblico e artisti, la Fondazione ha intenzione di attivare delle borse di studio sull’argomento, per studenti di storia dell’arte.  Fondamentale nel progetto culturale, il collegamento con Volpedo, per  visitare il ricostruito atélier di Pellizza, vedere altre sue opere e assistere alla proiezione di un filmato, dove si spiega, sulla base di materiale di archivio, la preparazione del “Quarto Stato”.

giovedì 24 maggio 2012

SHOPPING IN PARIS


 Rendering dell'interno e della terrazza di un ristorante
Perché uno/a che vive in Italia dovrebbe andare in un outlet a Parigi e comprare firme italiane? La domanda viene spontanea  sentendo parlare  di The West Paris Outlet che aprirà alle porte della capitale, a 10km da Versailles, nel giugno 2013.  Soprattutto perché Catinvest, che lo commercializza interamente con fondi propri, e Advantail  operatore di outlet, pensano di farne l’indirizzo must per una clientela francese e internazionale di cui l’Italia potrebbe rappresentare il 10%. Certo anche vent’anni fa contro Eurodisney, come era inizialmente chiamato, era stato fatto un battage fortissimo, stampa in primis. Con tutto quello che Parigi offre, perché un turista dovrebbe buttarsi su un’americanata, adatta a vivacizzare un deserto? Eppure ha funzionato e  funziona perfettamente e non solo per le famigliole con bambini.
Inutile dire che, dietro l’iniziativa di The West, c’è una ricerca e uno studio di tre anni, con mille valutazioni socio-economiche. Soprattutto per la scelta  del luogo: nell’ovest di Parigi a 30 minuti dalla Tour Eiffel  o a 35 dagli Champs Elysées e a 10 minuti dal Castello di Versailles, terza destinazione turistica francese più visitata. E per quel che riguarda il bacino di utenza, la zona intorno a Parigi più densamente popolata e con un reddito medio doppio del reddito medio francese.
Grande attenzione anche al progetto architettonico. “Niente cubi anonimi con scatole-negozi o falsi vecchi borghi” ha detto Philippe Catteau presidente di Catinvest, ma una costruzione a due piani  realizzata in cemento bianco e  liscio, legno e vetro, tagliata in modo da utilizzare al massimo la luce naturale. Con all’interno tre patio verdi.  Dei 140 negozi, 40 saranno di firme top della moda (Armani, Fendi etc.) e 20 di marchi emergenti o di nicchia che si rinnovano di continuo e decisamente di tendenza. Sono previsti quattro ristoranti  con cucine differenziate e di livello, nello spirito bon vivant e gourmet francese, e tutti con terrazza e una spa di 700 m2  per  la remise en forme post-shopping. Pensata soprattutto per gli “accompagnatori” un’area relax con hi-fi  e uno spazio giochi sorvegliato per i bambini. Ovviamente navette di collegamento con il Castello di Versailles e il centro di Parigi.

mercoledì 23 maggio 2012

CIBO: DIO O DEMONE?


 Torte su una bancarella a Mosca

Sarà vero che non di solo pane vive l’uomo?  A giudicare da come siamo tempestati sull’argomento può nascere qualche dubbio. Libri di ricette resistono mesi al top delle classifiche, soppiantano premi Nobel e saggi illuminanti. In televisione gli chef sono star inarrivabili, oggetti di gossip da red carpet. I cuochi diventano protagonisti di fiction, e a forza di soufflé e timballi sgominano poliziotti coraggiosi e medici in prima linea. 
Esiste una Nazionale Cuochi che si cimenta in competizioni   internazionali. Al Global  Chefs Challenge di Daejeon, Corea del sud, ai primi di maggio si è classificata terza. E ora si sta preparando per le Olimpiadi di Erfurt, Germania, in ottobre.
I pasticceri diventano scultori, lavorano su marzapane, crema e cioccolato. La diciassettesima edizione di Cibo e Arte, a Milano, è stata un successo. Nei luoghi deputati dello shopping chic del mondo macellai e  verdurai gareggiano in vetrine con gioiellieri e boutique di moda.
 Melanzane lucidate all'Hazelton Market di Toronto
Al Teatro Stabile di Torino è stata riconfermata per il 2013 la rassegna Assaggi di Teatro con performance dedicate a cucina d’autore e teatro. Molto apprezzati, sempre a Torino, i “Kitchen Stories” del martedì all’Hotel Astoria: incontri con cibo e cocktail ispirati alle opere dell’ artista in mostra.
Ceci, noci e cioccolato possono curare malattie provocate dallo stress. Lo sostiene Giampaolo Perna, primario di Neuroscienze cliniche di Villa San Benedetto Menni di Albese con Cassano (Como).
Cibo e moda non sono solo accomunati nella polemica  “anoressia e passerella”. Sono molti i  ristoranti, i dolci, i vini firmati da stilisti. I macarons di Ladurée,  adorati dalla Maria Antonietta di Sofia Coppola, si colorano delle tinte di tendenza,  mentre il cioccolato prende la forma di scarpa decolleté e di borsa Kelly. 
 Marzipan Gallery a Tallin (Estonia)
Wonderfood Pitti è il tema dei prossimi saloni fiorentini.   Nel piazzale della Fortezza da Basso davanti al padiglione centrale ci saranno dei veri orti con frutta e verdura di stagione. A proteggerli trenta spaventapasseri vestiti da altrettanti designer espositori.  E per golosi-curiosi comfort food, punti di ristoro,  sparsi tra gli stand.

martedì 22 maggio 2012

BELLO, BELLISSIMO ANZI BUONO


 Milla Jovovich al Life Ball

Gli antichi greci contemplavano il binomio “bello e buono” e non era certo perché erano elementari e primordiali, dal momento che la filosofia l’hanno inventata loro. Poi chissà una letteratura , o meglio una sub letteratura, e una serie di favole truci hanno incominciato a parlare di principesse bellissime e cattive, di magnifici assassini dagli occhi di ghiaccio, di belli e cinici  e  la bellezza e la bontà non sono più state considerate insieme. A duplicarne l’effetto anche quella errata concezione, in cui cadiamo tutti per altro, per cui la bontà non solo non è vista come espressione di intelligenza, come in realtà è, ma di debolezza antiestetica. E quindi non può essere legata alla bellezza. Ma come stiamo superando quel luogo comune, soprattutto in uso per le donne, del bella-ma-scema, arriveremo anche al bella-e-buona.
E gli esempi di cambio di rotta, ci sono. La moda, o meglio il mondo della moda, massima cultrice della  bellezza da anni sta dimostrando la sua bontà.
“La bellezza viene incontro alla bontà” ha detto Don Antonio Mazzi, creatore della Fondazione Exodus nel presentare una nuova iniziativa di solidarietà. L’anello Tuum,con impresso il Padre Nostro, ormai diventato un must  e superfotografato sulle mani dei vip, aiuterà Ambalakilonga una comunità di adolescenti di Fianarantsoa (Madagascar) che fa capo alla fondazione di Don Mazzi. I proventi di uno speciale modello numerato in 1000 copie andranno ad aiutare la comunità.
Non sono, invece, una novità due iniziative a favore della lotta contro l’Aids. Il 19 maggio a Vienna c’è stata la ventesima edizione del Life Ball, charity event organizzato dall’associazione Aids Life a sostegno dei malati. Vi hanno partecipato personaggi dello spettacolo e maison di moda come Max Mara che ha vestito Milla Jovovich, rappresentante di amfAR fondazione americana per la ricerca sul cancro, con un abito ricamato Marella creato per lei e la sua performance. O Missoni che ha vestito Paulina Poriskova e i ballerini  di contorno a Milla.  In Italia, a Milano dall’8 al 12 giugno ci sarà l’XI edizione di Convivio, mostra mercato  di design, arte ma soprattutto moda, per la raccolta di fondi per Anlaids, associazione nazionale per la lotta contro l’Aids. “Partecipare a questa iniziativa è una dimostrazione del senso di responsabilità che ognuno di noi deve avere per la propria città” ha detto Franca Sozzani, direttore di Vogue e anima di Convivio dal 1998.   

mercoledì 16 maggio 2012

E LA NAVE VA


E’ stata varata una nuova nave della Costa. Si chiama Fascinosa, dopo una minicrociera  di vernissage è salpata da Venezia l’11 maggio e ora per dieci giorni  naviga tra Grecia, Israele e Turchia. E’ dedicata alla bellezza e al fascino con richiami continui al cinema, Fellini in primis. Negli interni, molto meno  ridondanti di quelli delle altre navi della flotta, ci sono pezzi di design interessanti e opere di artisti contemporanei,   legati al tema della bellezza. Mimmo  Paladino, Giulio Paolini, Vanni Cuoghi, Nathalie Du Pasquier,  Carla Tolomeo, Flavio Lucchini con le sculture omaggio alla moda ecc..
 
Quando si nomina Costa ormai l’immagine che viene  in mente è il grande mostro ripiegato su se stesso davanti al Giglio. Con storie di coraggio, eroismo, dolore, generosità, messe tutte in secondo piano di fronte a un’unica storia  insulsa, ridicola, se non avesse  risvolti tragici. Ma non sono i sistemi di sicurezza “implementati” a cancellare quell’immagine negativa e a restituire fiducia al colosso con la potenza di 380 Ferrari da 400 cavalli. Non sono  le 550 telecamere, le nuove iniziative per l’addestramento sull’emergenza a bordo. L’High Tech Safety Monitoring System per il monitoraggio in tempo reale di tutte le navi della flotta o   i mezzi di salvataggio con una capacità superiore al numero di persone a bordo (3800 passeggeri, 1110 equipaggio), con lance predisposte per  la sopravvivenza di due giorni.  Non è questo, è la gente  di bordo,  dall’ufficiale di livello più elevato all’aiuto cuoco, all’inserviente addetto allo smaltimento rifiuti. In tutti c’è un entusiasmo, una voglia di lavorare sempre meglio e sempre più uniti, con l’unico obiettivo di far star bene il passeggero.  E allora è inevitabile provare una rabbia profonda per chi ha minato, fortunatamente non riuscendoci, questo entusiasmo. E’ terribile avere la conferma che i sistemi di sicurezza non c’entrano, o c’entrano molto poco.  E che tutto è dipeso dall’ arroganza di un condensato dei peggiori difetti del macho italiano , chiamato per sbaglio (e inconscio leghismo) Gennaro, da un importante quotidiano.     

lunedì 14 maggio 2012

CENT'ANNI DI CONSUETUDINE


  Manifesto dei magazzini Mele di Napoli (M.Dudovich)

Il concetto, l’idea platonica di Grand Hotel è quella di  un   imponente albergo primi Novecento, ovviamente con pensilina e portiere gallonato, e, ça va sans dire, bussola girevole. Nessuno pensa, e forse ancora per 50 anni penserà, a un hotel design, per quanto lussuoso possa essere e  nemmeno all’esclusivo resort sette stelle nell’isola esotica. Sicuramente perché i Grand Hotel del primo tipo si legano all’inizio del viaggio di piacere, al goethiano Grand Tour, a un certo tipo di bagaglio, alle prime auto, a treni dagli interni sontuosi. E’ anche vero che molti di questi Grand Hotel, specie nelle località di vacanza , continuano una tradizione di ospitalità vecchio stile. Dove il cliente è Mr. o Mrs. Reds, perché i camerieri, il direttore, a volte lo stesso proprietario si ricordano di lui/lei e delle sue abitudini e non perché il nome compare sulla televisione in camera. Se tutto questo è indifferente  al businessman  a New York ,  interessato al  collegamento wireless più veloce e a  un’efficienza   fredda  e assoluta, in un luogo di “villeggiatura” è invece fondamentale. E’ uno dei motivi del successo del Grand Hotel Terme Trieste & Victoria di Abano che nel 2012 festeggia i suoi primi 100 anni. Con cento iniziative nell’arco di un anno.Dalla nuova piscina, nel parco delle 888 palme, dedicata alla Principessa Sissi a rievocazioni in costume nella stanza 110, che fu del generale Diaz durante la Grande Guerra. Da un cocktail particolare a un massaggio rilassante , a una linea di profumi. A una mostra, fino a luglio, di manifesti pubblicitari della Belle Epoque, provenienti   dal ricchissimo archivio  di Massimo e Sonia Cirulli, diviso fra Bologna e New York.  Oltre che qui gli affiche sono negli altri quattro hotel  della famiglia Borile. Portano firme prestigiose come Boccasile, Dudovich, Cappiello, Metlicovitz, Fontana, Munari e sono raggruppati per soggetto,  aperitivi e birre o moda  e confezioni, macchine fotografiche.
 Giardino di Casa Romiati a Padova
Last but not least per gli ospiti dell’hotel in programma anche tour nei giardini iniziatici ed esoterici dei massoni, a Padova. Come l’Orto Botanico, il più antico al mondo,  con la palma, sotto cui sedeva Goethe, protetta da un cilindro di vetro. O  il giardino di Casa Romiati, abitato dai proprietari e da Apo, cane dagli occhi color dell’oro. Il tutto con la guida di una storica dell’arte brillante, competente e, incredibilmente, senza l’atteggiamento di chi racconta a una classe di adolescenti svogliati e ignoranti.  

mercoledì 9 maggio 2012

GUARDARE E POI PENSARE




 Tribù Karu, sud Etiopia (foto D.McCullin)
Due mostre fotografiche da vedere, una personale e una collettiva.   Iniziano  in  contemporanea e affrontano, anche se in modo diverso, lo stesso tema: i devastanti effetti della guerra. La prima “La pace impossibile. Dalle fotografie di guerra ai paesaggi 1958-2011” presenta il lavoro   di uno dei più grandi fotografi di guerra, Don Mc Cullin (Londra 1935). Sono 160 immagini, tutte in bianco e nero, scelte da un archivio di sessantamila fotogrammi di quaranta anni di guerre. Vietnam, Cipro, Afghanistan, Biafra, Ulster , Libano. Ma anche l’India dei lebbrosi, l’Africa  dei malati di Aids. E poi, più recenti, le foto spesso degli stessi paesi  e degli stessi luoghi, rivisti con l’occhio di un uomo stanco di guerra. Sono immagini, molte di natura, commuoventi, quasi strazianti, dove anche se i conflitti non hanno lasciato segni tangibili, se ne percepisce il ricordo.
Tempio della luna, Marib,Yemen(foto D.Pellegrini/Neos)
L’altra mostra,multimediale, nel Tucano Concept Store a Torino (10 maggio-2 giugno, ma prosegue a Genova, Firenze, Roma, Padova, Milano)raccoglie sessanta immagini di fotografi della Neos (Associazione di Giornalisti di Viaggio) con commenti audio. Si intitola “Obscured.I luoghi oscurati” e ritrae dieci paesi che per guerre o difficili situazioni politiche sono emarginati dal resto del mondo e quasi impossibili da visitare. Dai monumenti meravigliosi che raccontano storie millenarie ai paesaggi incredibili, fino a scene di vita quotidiana, mercati, feste, e perfino ragazze con cerotti da rinoplastica al Bazar di Isfahan(Iran).  

sabato 5 maggio 2012

NO-DIET-DAY


Nessuno è obbligato a seguire lo slogan e nemmeno ad abboffarsi se non ne ha voglia o non ha l’opportunità di imbattersi in piatti esaltanti. Però  domani le “curvilinee in eccesso” e  le ossessionate della bilancia, possono prendersi una pausa. E mangiare autorizzate e senza sensi di colpa. Il 6 maggio, infatti,   è stato proclamato il  no-diet-day. Il tipo di dieta a cui si fa riferimento, of course, è quello dimagrante.  Nella furia, che travolge il mondo, di trovare un’etichetta per quasi ogni giorno dell’anno, era inevitabile che prima o poi ci finisse la dieta.  Stranamente l’idea non parte dagli Usa, fucina di party-day, ma dall’Inghilterra dove dal 1992 la giornata è festeggiata con un pic-nic nel londinese  Hyde Park.  Ora si festeggia  in tutti i paesi anglofoni, Canada, Australia, Nuova Zelanda, India, Israele e ovviamente Stati Uniti. La scelta del 6 maggio non è casuale, ma corrisponde  al periodo dell’anno in cui nell’Occidente  e nei paesi di clima temperato, si sceglie il costume da bagno. Che coincide, a sua volta, con una campagna sui media,  femminili in primis, fatta di consigli per dimagrire e di lanci di diete sempre più incredibili e sbilanciate. E’ proprio contro questa malsana “industria delle diete” che si batte l’inventrice del no-diet-day, Mary Evans Young. Femminista convinta, vuole rendere  le donne consapevoli dei rischi dell’anoressia e dei disordini alimentari, di cui spesso sono responsabili le diete poco serie. E soprattutto far capire l’importanza di accettare il proprio corpo, senza voler entrare a tutti i costi nella taglia 40. 
Vivere contente delle proprie curve è quello che ribadisce anche Elena Guerrini nel suo romanzo “Bella Tutta!I miei grassi giorni felici” (Garzanti, pag.238, 15,20 euro), dove racconta, con humour  come nella sua vita è riuscita con le continue diete a perdere 310 chili e a riguadagnarne 325. Il libro, solo per il 6 maggio, in forma di e-book si può scaricare al prezzo speciale di 4,99 euro (www.garzantilibri.it).
Elena Guerrini in Orti Insorti
Nata e cresciuta in Maremma, Elena Guerrini ha lavorato in teatro, come attrice e autrice , con  Pupi Avati e Pippo Delbono.  Il 3 maggio ha messo in scena a Milano “Orti Insorti”, un monologo in cui, accompagnata dall’organetto e dal flauto di Davide Orlando, parla dei segreti delle piante apprese dal nonno contadino. Il tutto con una formula adatta ai tempi. Ingresso a baratto e pane, vino , minestrone per tutti.    

venerdì 4 maggio 2012

L'ECO DELL'ECO


 Livia (in Valentino) e Colin Firth

Da anni si parla di moda sostenibile. Si organizzano dibattiti e tavole rotonde, congressi e convegni per chiedersi se etica ed estetica sono compatibili. Se si può conciliare creatività e ambiente, glamour ed ecologia.  Non si sa se sia l’aggettivo  sostenibile , ma  l’immagine che dà unito alla parola  moda, di primo acchito, evoca un vestire mortificante, gonnellone e zoccoli da vetero-femminista, scamiciati improbabili e tristi. Insomma  qualcosa di troppo lontano dal concetto brillante,  appunto glamour, che la moda vuole avere.  Eppure  da anni moltissimi capi sulle passerelle sono in tessuti ecocompatibili. Da Giorgio Armani a Tom Ford, da Gucci ad Alberta Ferretti, da Chanel a Yves Saint Laurent, da Paul Smith a Lanvin, Valentino, Roger Vivier, Zegna,Vivienne Westwood. Lo ha ribadito, ma per i più rivelato, in un forum  a marzo a Milano, Livia Giuggioli, meglio conosciuta con il cognome Firth del marito Colin. Con la giornalista inglese  Lucy Siegle ha fondato Green Carpet Challenge progetto per spingere le  celebrities   a indossare  sul red carpet abiti sostenibili. Lei stessa ai Golden Globe aveva un lungo di Armani in un tessuto  ricavato da bottiglie riciclate. Agli Oscar era in un Valentino ecocompatibile. Ecocompatibili anche gli smoking del marito firmati Armani e Paul Smith. A Copenaghen il 3 maggio il possibile   matrimonio fra moda e ambiente è stato ribadito con sfilate e mostre da un summit, organizzato da Nice, che raggruppa le camere della moda  di Norvegia, Svezia, Danimarca, Islanda, Finlandia e C.L.A.S.S. piattaforma internazionale per promuovere prodotti eco nel tessile-abbigliamento.
A far crollare il binomio triste-sostenibile l’ecobikini. Molto sexy, in colori accesi e con paillettes, del marchio Agogoa by Jerry Tombolini  è in un filato prodotto dalle Filature Miroglio, ottenuto con il polietilene delle bottiglie d’acqua. Nella bottega di Uruburo a Milano, da oggi fino a fine giugno, ci sono bracciali fatti con scarti di metallo  e borse  create con gonfaloni  o striscioni pubblicitari. E tutto è realizzato nelle cooperative dove lavorano, come nella bottega di Uruburo, soggetti socialmente svantaggiati.